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Venerdì, 29 Marzo 2024
Valori, non opinioni

Valori, non opinioni

A cura di Marilia Parente

Daniela Vitolo affetta da Mcs racconta la sua conversione: "Finchè c'è speranza, c'è vita"

Per evitare di procurarle disagi fisici, è necessario mantenere sempre una certa distanza, ma basta guardarla negli occhi ed ascoltare la sua voce per sentire Daniela Vitolo vicina, vicinissima. E' di una dolcezza inusuale, la giovane di cui tanto si è sentito parlare dopo che nel 2009, venendo accidentalmente in contatto con un agente chimico presente in un laboratorio artistico, contrasse la sensibilità chimica multipla (Mcs), malattia che la costringe da allora a trascorrere l'estate ad Acerno e l'inverno chiusa in casa. In tanti hanno seguito la vicenda della ragazza di Angri che, a causa di svariate allergie, arrivò a pesare appena 29 kg. Sì perchè Daniela, come è stato reso già noto, ha pesanti reazioni allergiche verso quasi tutto e tutti: può nutrirsi di pochissimi alimenti, come il riso e il miglio e può bastare un odore a causarle gravi conseguenze. Mi sono concessa una due giorni nel piccolo paradiso verde che è Acerno e confesso che mai avrei immaginato di incontrare e avere la possibilità di ascoltare una testimonianza in grado di scuotere la coscienza in modo tanto intenso quanto delicato. Trasmette serenità, Daniela che vive nell'agriturismo San Leo di Acerno, luogo ameno ed accogliente curato dalla signora Anna che, mostrando il suo buon cuore, ha cambiato ogni abitudine di vita per rendere quel posto adatto alle esigenze sanitarie della ragazza che, ormai, è considerata una persona di famiglia. "Avrei piacere a raccontare della mia conversione religiosa, più che ricordare ancora i problemi che mi ha causato la sensibilità chimica multipla", ha detto prima di concedermi l'intervista che ho pubblicato su Salernotoday, ma che riporto qui di seguito per far sì che possa raggiungere quanti più cuori sia possibile. Chiunque incontri una persona portatrice di un messaggio speciale, ha il dovere morale di condividerlo con altri. Questo è il mio tentativo: so bene che avrebbe su ognuno di voi un effetto ancora diverso ascoltare le stesse parole da Daniela, ma vi invito ad immaginare una voce dolcissima e degli occhi lucidi rispondere alle domande che troverete di seguito. Se avvertirete un nodo in gola leggendo, significa che avrete incontrato Daniela...

Daniela raccontaci chi eri prima della malattia...

Prima dell'incidente, ero un'altra persona: badavo molto all'esteriorità, non credevo in Dio, ma anzi criticavo chi andava in chiesa e i sacerdoti in genere. Mi sentivo realizzata professionalmente: dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti, mi iniziarono a commissionare molti ritratti e in seguito con la pubblicazione di una mia opera su una rivista nota, fui contattata da vari galleristi per mostre ed eventi. Sognavo di sposarmi e affermarmi con la mia carriera, ero autonoma al 100%.

Poi cosa è successo?

Quando per via della Mcs fui costretta a rinunciare a tutto questo, iniziai a vivere un incubo. Distrazioni come fare shopping o concedersi una messa in piega non erano più alla mia portata, dal momento che non potevo neppure più entrare in contatto con le persone. Sentivo di rado i miei amici: solo per telefono e per brevi conversazioni, ma a nulla mi portavano in quanto anche loro non erano pronti ad affrontare questa malattia e dall'altro lato della cornetta spesso c'era il vuoto. Contemporaneamente, finì la storia che durava da 9 anni con il mio fidanzato e continuavano a contattarmi galleristi per offrirmi opportunità che non ero più in grado di cogliere per le mie condizioni di salute.

Ti sentivi sola?

Mi sentivo sola e perduta al punto che arrivai a sperare, ogni sera, prima di addormentarmi, di non aprire più gli occhi il giorno dopo.

In molti pregavano per te in quel periodo, questo ti consolava in qualche modo?

No, pensavo: hanno perso tempo. Nessuno riusciva a restituirmi la speranza, finchè una conoscente mi raccontò della malattia di suo marito e di come, dopo aver lasciato una piccolissima foto sulla montagna di Medjugorje per chiedere la guarigione alla Madonna, tornò a casa con una gioia mai provata. Quel racconto mi colpì: quella stessa signora in seguito andò a Lourdes e mi mostrò la foto della Grotta e la candela che aveva acceso per me: mi diede una boccetta di acqua benedetta e un rosario, invitandomi a recitarlo. Ero molto combattuta perchè non sapevo come si recitasse e qualcosa me lo impediva, ma ogni volta che guardavo quella coroncina mi sentivo in colpa in quanto era come se non avessi accettato un invito. Poi stetti di nuovo male: non riuscivo più a mangiare e bere, cademmo nella disperazione completa perchè i medici alzarono le mani. Finchè un'amica propose a mia madre di andare a Medjugorje: inizialmente rifiutò per via delle mie condizioni, ma poi, incoraggiata da mio padre, partì. Provai come una scossa di energia da  quando mia madre si mise in viaggio: io che, senza forze, non riuscivo a muovermi, improvvisamente mi alzai dal letto come se qualcuno mi sostenesse. Quando mio padre lo raccontò a mia madre per telefono, lei stentava a crederci.

Come lo spieghi?

Quando hai un aiuto dall'Alto, non hai dubbi, perchè dentro di te lascia una traccia. Da quel momento in poi ebbi diversi incontri spirituali importanti, come quello con don Marco che faceva di tutto per parlarmi, arrivando a sigillare i vestiti che indossava durante le visite, prendendo tutte le precauzioni per vedermi. In seguito ebbi una nuova ricaduta, dopo aver assunto delle vitamine a Lecce: urlavo dal dolore e non potevo dormire, in quanto ero costretta a camminare per due ore di fila per ogni ora di sonno: sono stata davvero malissimo, come sottoposta a delle torture. Ma una voce dentro di me mi diceva che sarei stata meglio: non desideravo più morire. Un medico di grande fede confessò che la medicina per me non poteva fare più nulla e mi fece conoscere una signora che trascorre gran parte del suo tempo a pregare: con lei sono riuscita a recitare il rosario. Ricordo che desiderai tanto l'ostia ma ero intollerante, così quando don Marco finalmente potè darmene un pezzetto consacrato mi disse che avrebbe voluto che i bambini che stavano per ricevere la prima comunione mi vedessero, per comprendere attraverso la mia palese emozione, la grandezza e il valore del Corpo di Cristo.

E adesso come ti senti?

Molto meglio, non ho ancora raggiunto la completezza ma la raggiungerò. Ora mi affido a Dio: ho capito che quello che hai non ti appartiene, ma puoi solo non sciuparlo. Illudersi di poter controllare tutto e accollarsi il peso di ciò che ci pensiamo di aver creato solo grazie alle nostre forze, ci condanna all'infelicità: io ora mi sento libera. La vera gioia è riuscire a percepire la presenza di Dio: tutto quello che chiedi con la preghiera lo ottieni nella proporzione della fede con cui lo hai chiesto.

Alla luce di tutto quello che hai vissuto finora, hai mai pensato a come saresti oggi senza la malattia?

Sì, mi terrorizza pensare che sarei morta un giorno, pensando solo alle frivolezze, senza aver capito il senso della vita. Senza la presenza di Dio.

Ora non ti senti più sola?

No, posso pregare e ho scoperto che posso fare qualcosa per gli altri. Poi quel che sarà, sarà. So che lassù qualcuno non mi abbandonerà mai: molti dicono finchè c'è vita, c'è speranza. Io invece dico: finchè c'è Speranza, c'è vita.

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