Dior Cruise 2022 al Partenone: la sfilata ad Atene è spettacolare
Da molte stagioni Maria Grazia Chiuri, la stilista di Dior, riapre gli archivi, reinterpreta i capi iconici del passato e condisce il tutto con un mix di femminismo. E infine inserisce un senso di appartenenza collettivo con sfilate che evocano tradizioni e culture antiche: prima di Atene, in Puglia, a Marrakech e in Messico. Con la Cruise 2022, Maria Grazia sceglie ancora di farci viaggiare, in una destinazione che ancora non aveva toccato, organizzando tappa per tappa questo percorso a ritroso nella comprensione del Tempo.
È il 1951 quando Christian Dior si reca per la prima volta ad Atene: le modelle, mutate in cariatidi couture, posavano fra le rovine dell'acropoli greca, aprendo un varco temporale che connetteva il passato e il presente. La silhouette ‘Longue’ faceva il suo ingresso nel cosmo Dior, con il suo intreccio sotto il seno e la gonna peplo ricalcata sulle fluidità della Nike di Samotracia e sul rigore delle statue di Artemide, Afrodite, Demetra. Oggi, anche Maria Grazia Chiuri si cimenta in una reinterpretazione dell'immaginario della Grecia Antica, e ci propone immagini inedite di dee in seta bianca che al sandalo prediligono un paio di sneaker.
Il monospalla e il drappeggio non mancano nella Cruise 2022, ma l'approccio è quanto di più lontano dal classicismo. Presenti nella collezione tutti i simboli della leggenda Dior: la stella sotto la suola delle sneakers che parla della superstizione del couturier, la stampa Dior Oblique con la sua grafica inconfondibile sui capispalla, l'immancabile lettering che decora le borse, la giacca Bar che si tinge del bianco marmoreo delle colonne. Il tema del femminismo è sempre cruciale nella creazione Dior. Il femminile è divino nel mondo antico e in tutti i suoi culti: Maria Grazia ingloba un principio di divinità nella pratica più umana dello sport attraverso la scelta della sneaker, unica calzatura a comparire in passerella, in questo modo la direttrice creativa suggerisce il potere insito nel volersi mettere alla prova, nel voler emergere al di sopra della massa, nel diventare (davvero) divini spingendosi oltre i propri limiti. Per questo, la donna Dior corre in abito da sera, indossa l'accappatoio da lottatore, la cuffia da nuotatore, in quella stessa arena dove nei secoli addietro oltre 70mila spettatori assistevano ai giochi sportivi. Lo show si chiude su un abito couture dalle sembianze di cigno, ode a Leda concupita da Zeus tramutatosi in animale, madre dei Dioscuri e di Elena. Da lei nasce la causa della guerra di Troia, scaturisce l'esilio di Enea: da lei hanno origine Roma e l'intero bagaglio culturale d'Europa.
La stilista ha fatto un gran lavoro per coinvolgere le maestranze del luogo: ci sono i tessuti jacquard con i disegni della stilista greca Christiana Soulouche che rileggono i miti di Aracne, Penelope e Arianna (avevano tutte a che fare con fili e telai). Ci sono i cappelli da pescatore dell’Atelier Tsalavoutas. C’è la giacca Bar (quella con cui Dior definì il New Look nel 1947, cambiando la storia) creata da Aristeidis Tzonevrakis, sarto/modellista/ricamatore di Argos. La seta metallizzata delle uscite finali invece è realizzata a Soufli .Peplo e sneakers sono dunque i protagonisti, solo all’apparenza stridenti, di questa statuaria maratona tesa tra passato e presente, tra mito e realtà, che si è svolta lungo l’anello dello Stadio Panathinaiko di Atene, stadio delle prime Olimpiadi nel cuore di Atene. Uno show di grande suggestione mistica, guardare per credere.