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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ve lo do io il Fashion!

Ve lo do io il Fashion!

A cura di Valentina Rainone

La Milano Fashion Week

Si è conclusa ieri la Milano Fashion Week. Chi ci ha colpito di più? Ecco a voi una carrellata di tutte le sfilate, non possiamo citare tutti, che nessuno si offenda… La Fashion Week è partita con Diesel: una red room popolata da maxi bambole gonfiabili, un allestimento bollente! Il denim è stato trasformato per costruire sexy divise da cat woman, abiti rosa metallizzati, miniskirt e top con grafiche d’archivio. La sostenibilità si esprime attraverso l’uso di materiali upcycled e la creazione dei primissimi pezzi in denim 100% riciclato. Infine lancio in passerella della nuova etichetta Diesel sport, costituita da pezzi realmente utilizzabili per il fitness.  A proposito di sport, venerdì è stata la volta di Gucci: il luxury brand ha svelato numerosi look realizzati a quattro mani con il colosso dello sportswear tedesco Adidas. La notizia è diventata subito virale. Il trifoglio e le tre bande, simboli di Adidas, sono stati inseriti su alcuni indumenti e accessori, dai completi doppiopetto agli abiti da sera passando per sneakers, borse e cappelli. La giornata di sabato alla settimana della moda di Milano è stata caratterizzata da due debutti impressionanti (quelli di Serhat Isik e Benjamin Alexander Huseby da Trussardi, e di Matthieu Blazy da Bottega Veneta) e da un incredibile momento nel metaverso da Dolce & Gabbana. In Dolce & Gabbana, tutte le modelle sembravano uscite dal backstage di un programma in realtà aumentata. La sfilata si è trasformata in un enorme schermo LED, con le metropoli dei cartoni animati a fare da sfondo. Quasi tutto è stato realizzato in proporzioni da supereroe: l'apertura è stata con giacche doppiopetto da uomo giganti, tagliate come abiti e abbastanza larghe da consentire a due modelle, o anche tre, di scivolarci comodamente dentro. Nell'apertura, totalmente composta da vestiti neri, decine di ragazze indossavano passamontagna o cappelli di lana tagliati molto alti, che davano loro l'aspetto di mogli di faraoni. Altre ragazze indossavano pantaloni punk con cerniera e dei reggiseni. A seguire, clamorosa sfilata di Trussardi, che ha fatto sensazione. Il duo di stilisti, da poco in carica, ha creato una serie di lunghi abiti bizantini, giacche a sbuffo dal taglio che ricordano le tuniche da arciere e soprabiti antracite. I designer hanno abbinato pantaloni punk militari a corpetti aerodinamici. Passiamo a Bottega Veneta: il cuore della collezione è costituito da grandi cappotti doppiopetto a forma di bozzolo con schiene quasi gonfiate. La collezione comprendeva gonne da flamenco in pelle, un trio di grandi abiti da sera in stile astrazione gestuale, indossati sopra stivali alti fino alla coscia a motivo Intreccio e un abito da cocktail trasparente color argento davvero divino, indossato sopra la biancheria intima lilla da Vittoria Ceretti. Un riferimento alle donne sensuali del cinema italiano.La sfilata milanese di Prada si è rivelata davvero notevole! La maggior parte degli elementi della collezione erano classici del marchio Prada: lana infeltrita, pelle invecchiata, strass e lunghezze appena sotto il ginocchio. Tuttavia, sono i cappotti e le giacche di pelle in stile spia a costituire i look più sorprendenti. L'atmosfera era sexy sin dall’apertura, con Kaia Gerber, figlia di Cindy Crawford in canotta bianca a coste, sopra una gonna composta da tre fasce di nylon nero, seta antracite e lurex trasparente, sulla quale erano cosparsi dei fiori astratti. L'influenza di Raf era anch’essa molto presente nei cappotti da spia in pelle - sempre tagliati come se fossero due taglie in più, con spalle larghe nello spirito degli anni '80 - e realizzati nei toni del tabacco, blu royal e rosa. Ed ora voliamo su Versace, con le sue donne di potere. I bustini erano i pezzi chiave della collezione, tagliati in modo scultoreo e integrati a diversi capi. Donatella ha saputo giocare magistralmente con i volumi, presentando cappotti in raso blu ciano con revers a lancia, giacche da banchiere troppo grandi di tre taglie abbinate a microminigonne assortite, ed enormi parka in feltro nero rifiniti con ampie maniche imbottite, di un rosso acido. Da Moschino, le padrone di casa accolgono gli ospiti in un ampio soggiorno con un luminoso pavimento a riquadri bianchi in stile retrò, con tavolini, poltrone e tele d'epoca. Le modelle attraversano lo spazio con enfasi, assumendo pose esagerate qua e là per sfoggiare i loro outfit. Super chic nei loro tailleur in tweed bianco e nero e nei cappotti con bottoni dorati, sfoggiano decorazioni insolite che sembrano uscite direttamente dai mobili del palazzo: un buco della serratura si apre sul petto in un abito aderente, cucchiai e forchette d'oro, applicati a galloni su abiti e giacche, sostituiscono le guarnizioni delle giacche da ussaro, vere passamanerie in filo d'oro illuminano colli e polsini, divani in velluto rosso si trovano in abiti bustier e giacche trapuntate rosse, mentre tende, tappeti con frange e arazzi sono usati per realizzare maestosi abiti con strascico, il grande orologio si trasforma in tubino, una modella veste..un’arpa! Gli accessori, come sempre da Moschino, sono deliranti e giocosi: dai minilampadari di cristallo appesi agli orecchini alle corde delle tende con pompon che fanno da cinture, passando per il paralume trasformato in cappello  e il vassoio d'argento trasformato in scudo-bustier. Chiudiamo passando dall’allegria di Moschino alla presa di coscienza di Marni, la cui sfilata ha luogo tra le macerie ed edera rampicante, con modelli che passano tra il pubblico, illuminati dalla luce di una torcia. Le luci sono soffuse, la musica è calma, gli ospiti rimangono in piedi, sparsi per una sala priva di sedie e dove non esiste una fila preferenziale per assistere allo show. Il classico passo ritmico e sostenuto dei modelli è sostituito da un'avanzata lenta, con passi quasi strascicati a terra, una camminata macabra con figure con passamontagna Balaklava (cappello che prende il nome da un territorio della Crimea, conteso da Russia e Ucraina, in cui è nato) illuminano i modelli da dietro con delle torce.  Lo stesso direttore creativo Francesco Risso sfila sfoggiando lunghissime maniche lavorate a maglia, che gli impediscono di muovere le mani e di salutare. Passando fra il pubblico ignaro dell'arrivo dei modelli, la sfilata è la rappresentazione artistica di una coscienza collettiva che si è diffusa all'improvviso, di una guerra che irrompe.

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