rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Vincenzo Vespri

Vincenzo Vespri

A cura di vincenzo-vespri

Una crisi da notte dei morti viventi

“Un grande popolo non ha il diritto, ma il dovere, dell'ingratitudine”. Questa frase la disse Churchill subito dopo aver perso le elezioni nel 1945, nonostante avesse portato il suo popolo alla vittoria contro Hitler. E’ molto più profonda di quello che possa apparire a prima vista. Significa che quando finisce un’emergenza, è molto più saggio affidare la guida della nazione ad altri invece che mantenere “per gratitudine” al comando quelli che l’hanno governata durante il pericolo perché sono troppo condizionati da una situazione di allarme che non esiste più.

Al di là di probabili impropri paragoni e al di là di quello che succederà al governo, la fibrillazione che sta investendo il Conte bis implica la buona notizia che l’emergenza è finita (anzi che sta finendo) e che c’è l’impellente necessità di pensare al futuro. La situazione non è ancora rosea: ci sono in media ancora 500 morti al giorno e, ragionevolmente, manterremo tale media di morti fino a marzo-aprile, ma la campagna di vaccinazione è in atto, già da aprile gli anticorpi monoclonali (tra l’altro di produzione italiana) offriranno una valida alternativa al vaccino e almeno al Nord siamo sempre più vicini alla soglia del 3 per mille di mortalità che dovrebbe, più o meno, rappresentare il livello da dove inizia l’immunità di gregge. Quindi, ancora 3-4 mesi di sofferenza e si volterà definitivamente pagina. In genere, in una situazione di questo genere, nel calcio si cambia allenatore. Lo sa Renzi che come tattico non è secondo a nessuno e, come ha fatto nel 2019 ad agosto quando punì Salvini per l’avventata mossa del Papeete, anche adesso non si è fatto scrupoli di cambiare tattica e sfiduciare un governo di cui lui stesso era stato uno dei padri.

Questo scontro Conte-Renzi potrebbe essere visto come un remake di film famosi tipo Highlander, ne rimarrà uno solo (fra Conte e Renzi) e il Buono, Brutto e Cattivo (con un po’ di indecisione sul ruolo di Buono e di Brutto, ma con la certezza su Renzi cattivone). Considerando inoltre gli equilibrismi di Renzi, si può pensare ad Amici miei con le zingarate “geniali” (con il genio definito come fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione) ma di cattivissimo gusto e anche a L’uomo che visse due volte, con Renzi prima castigatore di Salvini ed adesso terminator di Conte. Ma forse il titolo giusto è La Notte dei Morti Viventi con il ritorno in scena di politici che sembravano finiti, tipo lo stesso Renzi, ma anche Berlusconi, Casini e perfino Mastella.  

Ma al di là del pirotecnico balenio delle armi impegnate in uno scontro politico che sembra abbia ispirazione più dalla mera conservazione di potere e di stipendi altissimi ed immeritati piuttosto che di considerazioni relative al bene del Paese, sta il fatto che abbiamo un disperato bisogno di un Governo capace di agire. Infatti, da una parte avremo di fronte delle macerie (tipo debito interno schizzato a livelli insostenibili, chiusura di moltissime piccole attività con conseguente aumento di disoccupazione) ma anche molte opportunità che vanno oltre i 209 miliardi di Recovery Funds che dovremo in parte prima o poi restituire e che graveranno come debito sulle generazioni a venire. Infatti subito dopo ogni pandemia, si è sempre registrata una grande voglia di vivere. Sarà ragionevole una forte fase espansiva mondiale, dove un paese votato alle esportazioni e al turismo non può che esserne avvantaggiato. Dobbiamo però guardare in avanti e non indietro. Alla fine della seconda guerra mondiale investimmo nei transatlantici Raffaello e Michelangelo, senza capire che il futuro sarebbe stato degli aeroplani. Adesso alcune città italiane stanno ancora investendo in tramvie senza capire che il futuro (relativamente a breve) sarà dato da macchine elettriche a guida autonoma) che renderanno del tutto superfluo il trasporto pubblico di superficie. Abbiamo inoltre il brutto precedente della crisi precedente del 2010 che era stata affrontata da Monti con misure economiche che si sono rivelate di carattere fortemente recessivo: unico fra tutti i paesi OCSE, l’’Italia nel 2019 non aveva ancora recuperato il livello di produzione del 2009. Quindi per uscire dalla crisi, non si può più ricorrere all’usuale diluvio di tasse (che pagano sempre e solo i soliti) ma occorre individuare le emergenze in cui investire. Quali sono? 

Sicuramente tante.  Su tutte direi scuola, infrastrutture e prospettive lavorative per i giovani.

La scuola e l’università hanno bisogno di interventi che rimettano al centro dell’attenzione sia gli studenti che gli insegnanti. Ad esempio, sarebbe importante che i professori universitari non vengano solo valutati per i lavori scientifici prodotti ma anche per la didattica in senso lato (ossia se danno tesi che aiutano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro, se riescono a recuperare fondi da enti esterni, se avvicinano il mondo produttivo a giovani. etc). L’azione del governo dovrebbe inoltre far riguadagnare agli insegnanti, di ogni ordine e grado, il prestigio sociale di cui godevano decenni fa. La scuola dovrebbe essere inoltre pensata per saper indirizzare i giovani verso professionalità di cui il Paese è carente.

Per le infrastrutture la situazione è cruciale. Vi è convergenza di diverse tecnologie (telecomunicazioni, autotrasporti, informatica, energia) verso nuovi paradigmi. Al paese servono interventi urgenti: serve una fibra open per le telecomunicazioni e per internet, serve una nuova rete elettrica per supportare il diffondersi della automobile elettrica, serve una nuova rete logistica, di trasporti e di comunicazioni, e serve una nuova idea di borgo che risponda alla crisi delle periferie determinata dall’imporsi dello smartworking. Investimenti enormi per garantire il futuro delle generazioni che verranno.

Il lavoro del futuro sarà ad alto valore aggiunto svolto da personale altamente qualificato. Quindi non possiamo permetterci che i nostri giovani laureati emigrino all’estero attratti da salari e condizioni di lavoro migliore mentre servirà sempre meno personale scarsamente qualificato che stenterà sempre più a trovare una occupazione decente e dovrà essere mantenuto tramite sussidi. Quindi occorreranno interventi tesi a trattenere sul territorio i nostri giovani migliori.

Insomma la pandemia sta finendo e occorre affrontare i tanti problemi irrisolti e quindi abbiamo l’assoluta necessità di un governo coeso, competente e responsabile. Il remake di “La notte dei morti viventi” lasciamolo a Bollywood, non rendiamolo un reality show in cui è coinvolto, suo malgrado, il popolo italiano. Non meritiamo questo osceno spettacolo.

Si parla di

Una crisi da notte dei morti viventi

Today è in caricamento