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Martedì, 3 Ottobre 2023
Vincenzo Vespri

Vincenzo Vespri

A cura di vincenzo-vespri

Draghi e la scuola aperta in estate

Draghi ha proposto di far recuperare i mesi di scuola persi a causa della pandemia di Coronavirus valutando l’apertura estiva della scuola. La reazione dei sindacati degli insegnanti è stata durissima. Ad esempio Francesco Sinopoli della CGIL ha detto “Ci sono scuole che hanno bisogno di far fare recuperi ai propri alunni, altre no, si deve consentire alle scuole di programmare i recuperi, dando loro autonomia e prevedendo le risorse. Non mi convince la generalizzazione del prolungamento del calendario scolastico e serve comunque un investimento”.

Sicuramente Draghi ha toccato un argomento importante. La scuola a distanza non ha funzionato. Gli studenti sono disorientati e confusi. Solo per capire la situazione racconto un episodio di vita scolastica vissuta. L’altro giorno mia moglie, che è un’insegnante, stava tenendo una lezione in presenza. Vedendo uno studente particolarmente distratto l’ha richiamato. Lo studente, scordandosi di essere in presenza e non in DAD, si è giustificato, sovra pensiero, dicendo che aveva problemi con l’audio e non riusciva a sentire mia moglie suscitando l’ilarità di tutta la classe. Ma la colpa che la DAD non abbia funzionato non è quasi mai attribuibile agli insegnanti e in questo ha ragione da vendere il sindacato: fare didattica a distanza è stato penosissimo non solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti. A settembre la scuola non era assolutamente pronta per supportare la DAD. Moltissimi docenti hanno fatto il possibile (e forse anche l’impossibile) per superare le inefficienze logistiche delle scuole. So addirittura di professoresse, amiche di mia moglie, che hanno organizzato collette per garantire la connessione internet di cui erano prive le loro scuole. Proporre la riapertura generalizzata delle scuole può significare da una parte non riconoscere l’ottimo lavoro fatto da molti professori che hanno profuso tutto il loro impegno per superare le difficoltà di questo momento di pandemia e dall’altra (anche se involontariamente) alimentare la leggenda metropolitana dei professori che non lavorano. Ma anche la classe docente deve stare attenta a non protestare eccessivamente contro la richiesta di insegnare fino ai primi di luglio. Altrimenti rischiano di passare non solo come scansafatiche ma anche come privilegiati che non comprendono le difficoltà che la pandemia ha provocato ad altre categorie che sono state decisamente meno fortunate degli insegnanti. Insomma rischiano di fare la stessa “figuraccia” dei dipendenti di Palazzo Chigi che hanno rifiutato un contratto che prevedeva sostanziosi aumenti perché non li ritenevano sufficienti.

Ora secondo me può anche essere chiesto agli insegnanti di lavorare un mese in più ma deve essere fatto con garbo e riconoscendo che per molti di loro è un lavoro che va oltre a quello a cui erano tenuti a fare. Inoltre questa richiesta, per essere accettabile, deve essere accompagnata da investimenti. Le scuole, più che di banchi a rotelle, avrebbero dovuto essere fornite di impianti Wi-Fi. Le scuole inoltre avrebbero dovuto godere di sistemi efficienti di riscaldamento e di areazione: lottare contro il covid tenendo le finestre spalancate può essere, forse, fatto in Sicilia, ma non in Padania semplicemente perché fa troppo freddo. Dovrebbe inoltre essere fatta chiarezza sulla DAD. E’ palese che così come è organizzata adesso non serve. Ma un sistema misto potrebbe essere molto utile perché si terrebbe traccia dell’attività del docente. Le registrazioni delle lezioni servirebbero per una valutazione quantitativa e qualitativa dell’operato del docente. Il riuscire a “misurare” l’attività didattica renderebbe da una parte difficile per alcuni continuare a sostenere che i professori non lavorino e dall’altra renderebbe finalmente possibile “scovare” i professori scansafatiche e/o incapaci.

Insomma chiedere ai professori di scuola di insegnare fino a luglio avrebbe senso e potrebbe essere accettato solo in un discorso di riforma complessiva del sistema scolastico e di un piano di investimenti per migliorare la qualità del servizio. Fuori da questo contesto, finirebbe solo per avere ricadute trascurabili, indisporrebbe i lavoratori della scuola e finirebbe per dare credito alle false voci relative alla pelandroneria di tutta la classe docente. 

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