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Lunedì, 11 Dicembre 2023

Il commento

Fabio Salamida

Giornalista

Biancaneve ispanica e i nani di tutte le etnie: e quindi?

Quando si dice “non hanno di meglio a cui pensare”. Ancora una volta un live action della Disney (ovvero il remake di uno storico cartone animato girato con attori reali) sta facendo impazzire politici e commentatori di destra, che evidentemente devono distrarre il loro irrequieto pubblico dai risultati non certo esaltanti del Governo guidato da Giorgia Meloni, che tra ritardi sul PNRR, sbarchi record di migranti e divisioni sulla giustizia e sul fisco, sembrano più tema da cinepanettone uscito male che da favola per bambini.

Gli alfieri del “politicamente scorretto”

Questa volta, a finire sul banco degli imputati, la Biancaneve diretta da Greta Gerwig (dal 20 luglio al cinema con il Blockbuster “Barbie”), in uscita nel 2024. Per fomentare l’anima più provinciale dell’Italietta, gli alfieri del “politicamente scorretto” puntano il dito contro la scelta dell’attrice latinoamericana Rachel Zegler (diventata famosa per aver interpretato Maria nel remake di “West Side Story” firmato da Steven Spielberg) nel ruolo della protagonista, i sette nani sostituiti da altrettante “creature fatate” di varie etnie e generi, ma soprattutto contro il pensionamento della figura del principe azzurro, un fatto che evidentemente ferisce oltremodo l’orgoglio del maschio italico.

A guidare il coro dell’indignazione, tanto per cambiare, c’è Matteo Salvini. Nelle ore più calde degli scioperi di aerei e ferrovie, il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (o chi per lui…) tuona su Instagram: “Walt Disney si rivolta nella tomba. Questi sono da manicomio! E guai a criticarli, passi per ‘retrogrado’. Meglio non aggiungere altro…”. Molti, ovviamente, i commenti omofobi, razzisti e sessisti che si possono leggere sotto il post: in fondo fomentarli sembra essere il compito principale degli eredi della “bestia” di Luca Morisi; si va dall'immancabile casalinga sconsolata che “ci hanno tolto anche la magia di Biancaneve” all’eurodeputato Danilo Oscar Lancini, che forse esagera un po’: “Purtroppo, stanno distruggendo la cultura”, sentenzia. Non mancano le allusioni sessuali, altro grande classico dei fanclub della galassia dell’estrema destra: “i nuovi nani li vedrei meglio in un film porno”, commenta Maria, suggerendo un prodotto per un altro tipo di utenza, mentre Ettore ricorda un fumetto degli anni ’80 dal titolo “Biancaneve sotto i nani”, che oltre a rievocare nostalgiche pulsioni ormai spente in molti attempati commentatori, rilancia il tema della sovranità monetaria, perché il volume costava appena 600 lire ed era quindi accessibile anche agli immancabili “italiani in difficoltà”, quelli che vogliono Biancaneve bianca, i nani bassi e il principe azzurro slanciato e biondo. In mezzo al turpiloquio, c’è anche qualcuno che non abbocca all’esca e chiede al leader della Lega di occuparsi di questioni più serie, dato che sarebbe pagato per quello. Elena va dritto al punto: “Sei il Ministro delle Infrastrutture o il presidente del fan club di Topolino?”.

Nessuno tocca Biancaneve

Quello che sfugge all’esercitino degli indignati da tastiera è che nessuno toccherà o metterà al bando il cartone animato del 1937, che resta lì, tra gli immortali classici della filmografia: la Disney rivisita semplicemente in chiave moderna un suo prodotto (nel senso meramente capitalista del termine) per rispondere alle nuove esigenze del pubblico e aggiornare il linguaggio agli standard del 2023, che per forza di cose sono diversi rispetto a quelli che erano in voga quasi un secolo fa. A qualcuno non va bene? L’unica soluzione potrebbe essere scalare l’azienda per cambiarne le strategie e le policy, ma per farlo servirebbero molti, molti soldi: molto più di 49 milioni di euro, per fare una cifra a caso.

A rendere ancor più ridicole e provinciali le ormai consuete polemiche sui film della Disney, puntuali a ogni nuova uscita, l’effettiva risposta del pubblico, che altrettanto puntualmente smentisce chi immagina bambini in lacrime che fuggono dai cinema di tutto il mondo terrorizzati dalla spaventosa “cultura woke che vuole cancellare le civiltà occidentali”. Un esempio recente: la “Sirenetta nera”, interpretata dalla cantante e attrice statunitense Halle Bailey, ha scalato tutte le classifiche mondiali, Italia compresa, incassando oltre 250 milioni di dollari. Numeri da record, ottenuti malgrado il boicottaggio dell’ex senatore della Lega, Simone Pillon, che nel 2022, dopo un bacio omosessuale nel film di animazione “Lightyear – La vera storia di Buzz” (prequel di Toy Story), aveva dichiarato guerra al colosso americano, annunciando che né lui né la sua famiglia avrebbe più speso un centesimo per acquistarne i prodotti: in quei giorni la poltrona di Bob Iger, Ceo della Walt Disney Company, deve aver traballato.

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