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Domenica, 1 Ottobre 2023

La recensione

Marianna Ciarlante

Giornalista

El Conde di Pablo Larraìn, la storia del Cile in chiave fantasy sorprende ma non decolla

Pablo Larraín torna alla Mostra del Cinema di Venezia dopo due anni dalla sua ultima partecipazione al Festival in cui presentava al mondo Spencer, ritratto intimo di Lady Diana, e lo fa dopo con El Conde, un film decisamente inaspettato, per certi versi originalissimo e totalmente surreale che è in grado di rileggere la storia da un punto di vista tutto nuovo, ironico e beffeggiante. Prodotto da Netflix e finora l'unico titolo della Mostra del Cinema in grado di far ridere la platea di giornalisti, El Conde è una pellicola che è impossibile non definire fuori dagli schemi e che coniuga lo splatter con la dark comedy per creare un prodotto per certi versi "fuori di testa" per altri geniale. 

Così El Conde diventa un esperimento cinematografico vero e proprio che è in grado di dare alla storia recente del Cile, protagonista della trama, una chiave di lettura ironica, fantasy, per certi versi psichedelica dove il protagonista Augusto Pinochet, simbolo mondiale del fascismo, diventa un vampiro che vive nascosto in un palazzo in rovina nella gelida punta meridionale del continente. La malvagità è il suo stesso sostentamento e all'età di duecentocinquant'anni decide di non bere più sangue e così rinuncia alla vita eterna. Non riesce più a sopportare, infatti, che il mondo lo ricordi come un ladro. 

Questo film, che fa ridere ma anche riflettere su temi come cattiveria, egoismo, tempo che passa, è uno di quei titoli che trovano un senso nella loro "follia" ma hanno il grande limite di diventare più esercizi di stile che bei film da guardare. Prodotto artistico ben pensato ma non del tutto riuscito, El Conde è un film che nella sua idea di fondo di voler ironizzare sul male è vincente ma nella pratica è un titolo che si fa fatica a digerire del tutto. 

Diciamo che l'ultimo lavoro di Pablo Larraín, che con i suoi ritratti di donne - da Jackie Kennedy a Lady Diana - ci aveva abituati ad altro, si apprezza l'originalità e l'azzardo ma non completamente la fruibilità. 

Avrá osato troppo Larraín questa volta? Ha forse dato troppo sfogo alla sua fantasia o scelto di essere più "egoista" che generoso con il suo pubblico? Ogni regista sceglie la sua strada per raccontare storie e con El Conde, Larraín ha scelto di farlo sfruttando tutta la creatività che il cinema permette di portare sullo schermo dando spazio a un prodotto fuori dall'ordinario ma che nel bene o nel male ha ha colpito il pubblico del Festival di Venezia. Forse Larraín voleva solo farci ridere un po' ed evadere dagli schemi rigidi della realtà come la conosciamo. E se questo era il suo obiettivo ci è riuscito. Tutto il resto? Da dimenticare. 

Voto: 5 e mezzo 

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