Con "Io Capitano" Matteo Garrone potrebbe farci arrivare all'Oscar
Miglior Regia e Premio Mastroianni per il giovane protagonista Seydou Sarr, 21 anni, senegalese, che ha commosso pubblico e critica. Io Capitano porta all’Italia qualcosa che mancava da tempo: un risultato che sia qualcosa di più di una mediazione tra parti o una vittoria parziale. Certo, abbiamo avuto l’anno scorso il Leone d’Argento a Guadagnino per Bones and All, ma questo è un successo diverso, che può aprire scenari molto interessanti in senso globale.
Garrone e il ritorno dell’Italia all'Oscar
È dal 2014 che l'Italia non riesce a trionfare alla notte degli Oscar, da quando Paolo Sorrentino con La Grande Bellezza incantò all’estero, tanto quanto aveva lasciato perplessi i critici di casa nostra. Dopo di allora, era stato solamente di nuovo l'autore partenopeo ad avvicinarsi di nuovo alla statuetta dorata, con È stata la mano di Dio, qualcosa che né Moretti, né Gianfranco Rosi, né Bellocchio erano riusciti a centrare.
Io Capitano, mix perfetto tra realismo e fiaba oscura, strizza l'occhio col giusto equilibrio al fu neorealismo, con attori sconosciuti. La rievocazione di una tragedia immane vista attraverso gli occhi dell'uomo semplice. Non un caso che sia stato il film italiano al Lido meglio valutato dalla critica internazionale, compensando lo scetticismo verso Comandante e Lubo di Diritti. Anche per questo è giusto parlare di una concreta possibilità per il film di Garrone di arrivare fino in fondo nella notte degli Oscar, di riportare il nostro cinema al centro del villaggio, per così dire, lì dove manca da troppo tempo. Il che poi è il motivo per cui l'Italia continua ad avere la propria rappresentazione affidata ad altri, a produzioni internazionali slegate dalla nostra industria. Non siamo più visti come un punto di riferimento stilistico o semantico, non abbiamo una vera industria cinematografica, onde per cui le lamentele anche comprensibili di Pierfrancesco Favino, sono controbilanciate da una situazione che ci vede dal punto di vista internazionale sostanzialmente assenti.
Lo stesso Moretti, per decenni altamente considerato sulla Croisette di Cannes, con l'ultima edizione pare essersi giocato tutto ciò che rimaneva. Sarà forse lui, Matteo Garrone, l'uomo giusto per aprire un nuovo ciclo tricolore, per ridarci lustro e renderci di nuovo protagonisti agli occhi del mondo?
Un film capace di accontentare più finalità
Garrone è sempre piaciuto molto agli inglesi, di fatto anche i più generosi tra i critici con Io Capitano. Il film sarà fonte di polemiche nel nostro paese, con la sua componente politica riguardante le migrazioni, che da anni sono al centro della battaglia tra i partiti. Non è tanto un problema quanto piuttosto una qualità, una risorsa, vista la scarsa popolarità del nostro governo all’estero. L'Academy degli ultimi anni ha virato verso un tentativo di rifarsi il look, di essere più inclusiva, più universale, ed il tema delle migrazioni, delle sofferenze del terzo mondo, appare prefetto per questa narrativa interna ad uso esterno.
La statuetta per Miglior Film straniero non è stata esente da colpe e scelte assurde negli ultimi anni, ma appare chiaro come si preferiscano opere in grado di avere un impatto sul grande pubblico, anche a dispetto magari di un contenuto non particolarmente innovativo. Vedasi Niente di nuovo sul fronte occidentale dell'anno scorso, incomprensibilmente portato sugli allori a dispetto di una semantica abbastanza elementare. Matteo Garrone ha creato un film che tratta un tema che anche negli Stati Uniti è molto attuale, visto ciò che succede da anni al confine col Messico. Detto questo, Io Capitano se la dovrà vedere con un bel po’ di concorrenza, ma certo può sicuramente arrivare alla notte, che già sarebbe un risultato di prestigio. Garrone è un regista giovane, la speranza è che dietro di lui, si formi un continuum rappresentato da altri nomi, emergenti, moderni, capaci di rinnovare il cinema, di smuovere le acque sul mercato interno ed esterno, facendoci uscire da un isolamento davvero assurdo. Dietro avrà anche la spinta della RAI e 01 Distribution, di Del Brocco. Certo, c’è da capire se e quanto il Governo Meloni vedrà di buon occhio la cosa.