Matteo Garrone a Venezia: "I migranti? Siamo abituati a vederli come numeri ma sono persone"
Applausi, emozione e una standing ovation per Io Capitano, il nuovo film del regista romano in concorso al Festival di Venezia sul tema dei migranti
Alla conferenza stampa di Io Capitano, il nuovo film di Matteo Garrone in concorso al Festival di Venezia, è stato impossibile non sentire l'emozione, non percepirla nei volti di chi ha realizzato il film, che sedeva sul palcoscenico principale, e in quelli di chi, tra la folla, ascoltava le parole del regista e degli attori dopo aver visto la pellicola in anteprima qualche ora prima. Matteo Garrone ha colpito il cuore del pubblico e la standing ovation che lo ha accolto durante la conferneza stampa di presentazione di Io Capitano a Venezia ne è stata la prova. Un'accoglienza forte, condivisa che dimostra non solo l'ottimo risultato del suo film ma anche il fatto che il tema dei migranti, in Italia, è particoarlmente sentito e combattuto. E il suo film, infatti, parla proprio di questo e racconta la storia epica di un viaggio di due ragazzi dall'Africa all'Europa, un viaggio di speranza, salvezza e di tantissime difficoltà da affrontare, solo per avere la possibilità di una vita migliore.
Matteo Garrone parla di migranti in Io Capitano, li mette sullo schermo, dà loro possibilità di espressione ma non vuole epsrimersi politicamente, perlomeno di persona, nonostante qualche domanda da parte della stampa. La sua, però, pur non essendo un'esplicita dichiarazione politica è una presa di posizione velata che emerge attraverso la storia che racconta nel suo film, nei confronti delle politiche italiane ed europee verso chi, sui barconi, arriva in Italia per avere la possibilità di un futuro migliore.
"L’idea di partenza per il mio film era quella di raccontare un controcampo rispetto a quello che siamo abituati a vedere - esordisce Matteo Garrone -. Da decenni vediamo barconi che arrivano sul Mediterraneo e a volte li salvano a volte no, c’è la conta dei morti e ci si abitua a pensare a queste persone come a numeri e si perde di vista che dietro ci sono persone queste persone ci sono sogni. L’idea era quindi quella di mettere la macchina da presa dal lato opposto, dall’Africa verso l’Europa e raccontare il loro viaggio vivendolo dal loro punto di vista”.
Un viaggio, quello dei ragazzi del film, così come quello di tanti giovani africani che spesso diventa terreno di morte e di ingiustizie a causa del traffico di esseri umani. Ed è proprio di grandi ingiustizie che parla Garrone, specificando che, pur non volendo entrare in politica, il suo film, di ingiustizie, ne mostra molte e sono ingiustizie reali.
“Io Capitano mette in luce delle ingiustizie e racconta l'odissea dei personaggi che lasciano l'Africa per cercare futuro in Europa - commenta Matteo Garrone -. Io di mestiere faccio il regista e racconto storie. Sono storie che ho vissuto attraverso gli sguardi dei ragazi che hanno lavorato con me. Non so bene l’aspetto politico legato all’Unione Europea e al loro finaziare Paesi che fanno traffico di uomini come la Libia oppure le politiche sul blocco ai migranti in Europa e non è mia abitudine parlare di cose che non conosco. Io racconto un viaggio che ha a che vedere con un archetipo, quello di chi parte da un paese più povero per arrivare a uno più ricco. Penso che il mio sia un film che si muove su un piano più universale, tocca temi universali e affronta un problema complesso che non credo si risolverà facilmente nei prossimi anni".