Abortisce nel centro migranti, feto ritrovato sotto al letto
Una ragazza nigeriana di 20 anni era stata violentata in Libia prima di intraprendere il "viaggio della speranza" verso le coste italiane, e non voleva assolutamente portare avanti la gravidanza: ha rischiato di morire per una emorragia
Una storia di violenza e disperazione iniziata in Libia, e terminata con un tragico epilogo in un centro di accoglienza per migranti a Pirri, in provincia di Cagliari.
Una ragazza nigeriana di 20 anni era stata violentata prima di intraprendere il "viaggio della speranza" verso le coste italiane, e non voleva assolutamente portare avanti la gravidanza , scrive l'Unione Sarda. Così si è procurata un aborto ingerendo dei farmaci.
Le persone che lavorano nella struttura l'hanno trovata in gravi condizioni per una emorragia: l'intervento del 118 l'ha salvata.
Gli agenti di polizia giunti nel centro hanno ritrovato il feto, morto (una femminuccia al sesto mese), all'interno di un sacchetto di plastica, sotto il letto.
Il pm ha disposto l'autopsia per chiarire se il feto sia nato morto o se la morte sia sopravvenuta dopo l'espulsione: l'esame eseguito dal medico legale Roberto Demontis ha evidenziato che non ci sono segni di violenza e che il feto era già morto prima di venire alla luce.