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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città Treviso

"L'acqua è un diritto e non si paga": 50enne finisce a processo

L'uomo, residente a Riese Pio X, in provincia di Treviso, non solo non avrebbe saldato le fatture emesse da Ats ma avrebbe anche, dopo il distacco dell'utenza, manomesso il contatore creando il pericolo di contaminazione della rete idrica

«L'acqua è un diritto inalienabile dell'uomo e non deve essere pagata». Queste, in estrema sintesi, sono le motivazioni con cui un T.F., un 50enne residente a Riese Pio X, in provincia di Treviso, non solo si rifiutava di pagare le bollette del servizio idrico ma avrebbe, dopo il distacco dell'utenza, manomesso il contatore e l'allacciamento dei tubi. Questa ultima operazione, però, poteva rivelarsi potenzialmente pericolosa: avrebbe infatti tolto il dispositivo che non permette all'acqua di rifluire verso l'acquedotto da cui proveniva, innescando così dei pericolosi "ritorni" che avrebbero potuto anche inquinarla.

Oggi, 5 aprile, si è aperto il processo contro questo "resistente" al pagamento dell'acqua. Secondo l'accusa avrebbe fatto parte di un fantomatico "comitato di liberazione nazionale", composto da una decina di persone in tutta la provincia, che si sarebbe opposto alla tariffa applicata all'acqua, nel caso la fatturazione operata da Alto Trevigiano Servizi, una delle due società che si occupa di erogare il servizio idrico integrato.

Nel 2017 Ats avrebbe rilevato, mediante dei controlli, che il 50enne non aveva pagato neppure un euro di quanto dovuto. All'uomo erano stati dati 45 giorni per mettersi in regola ma lui non avrebbe ottemperato. La società allora aveva provveduto prima alla diminuzione di pressione dell'allacciamento e poi al suo distacco. Ma T.F. avrebbe dapprima realizzato un allacciamento abusivo, poi invece si era ingegnato ed aveva realizzato la manomissione del contatore, togliendo la valvola che regolava in una direzione il flusso d'acqua.

Alto Trevigiano Servizi, nel gennaio del 2019, aveva provveduto più volte alla sistemazione del contatore ma l'uomo avrebbe continuato la sua opera di sabotaggio. "La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ci dice che noi siamo dalla parte della ragione. L'acqua è un bene primario, indispensabile alla vita, e come tale non può essere sottoposto al pagamento per il consumo" scriveva il sedicente comitato in una serie di documenti in cui era esposta la loro posizione. Non dello stesso parere era però la Procura di Treviso che, in seguito alla denunce di Ats, ha mandato l'uomo a processo.

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