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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Milano

Alessandro Maja, va in carcere l'uomo che ha massacrato la famiglia: "Vive in un mondo tutto suo"

Trasferito ieri dal reparto psichiatrico. La notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi ha ammazzato la moglie Stefania Pivetta, 54 anni, e la figlia minore Giulia, nella loro villetta in provincia di Varese. Ha ferito gravemente anche il figlio. L'avvocato: "Non traspaiono emozioni"

Il feroce delitto di Samarate risale a un mese fa.  E' in carcere Alessandro Maja, il 57 enne, che la notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi ha ammazzato la moglie Stefania Pivetta, 54 anni, e la figlia minore Giulia, nella loro villetta in provincia di Varese. Ha ferito gravemente anche il figlio Nicolò, prima di tentare il suicidio.

Alessandro Maja è stato trasferito ieri dal reparto psichiatrico carcerario del San Paolo di Milano al carcere di Monza. Il suo avvocato ieri mattina è andato a trovarlo per dirgli che il figlio Nicolò è uscito dal coma: "Gli abbiamo comunicato che Nicolò ha dato segni di miglioramento, che si è mosso, e lui ha reagito con una parvenza di sorriso, ma è come se vivesse in un mondo tutto suo", ha detto l'avvocato. "Ci ha detto che sta assumendo circa 15 pastiglie al giorno, che credo siano necessarie per tenerlo sedato, per questo non credo che traspaiano molte emozioni" ha aggiunto.

In un primo momento il geometra era stato dichiarato incompatibile con il carcere per le sue condizioni psichiatriche: "Non so cosa abbiano concluso i dottori, noi non sappiamo nulla - ha aggiunto il suo avvocato - Di certo serve una perizia psichiatrica che certifichi se Maja fosse o meno capace di intendere e volere quando ha agito". I medici hanno in pratica stabilito che ora le condizioni dell'uomo sono ora divenute compatibili con il carcere, ma i legali avanzeranno richiesta di una perizia psichiatrica per accertare se Maja fosse capace d'intendere e volere quando ha ucciso i familiari.

Fu una mattanza. Le due donne erano state aggredite con un martello. Le ferite isolate sui due corpi durante l'autopsia sono risultate compatibili con i segni lasciati dall'attrezzo. Colpi menati con violenza e brutalità, in particolare alla testa e al volto. Il figlio era poi stato attaccato in un secondo momento, con un trapano, rinvenuto sporco di sangue nell'abitazione.

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