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Venerdì, 19 Aprile 2024
Palermo

Alina Elena Bità, la mamma rapinata e uccisa davanti alla figlioletta di 11 mesi

Confermati due ergastoli in appello. Era il 9 ottobre del 2017: la donna aprì la porta di casa a due suoi cugini. Le avrebbero rubato pochi spiccioli e poi mentre uno la teneva, l'altro l'aveva strangolata

Alina Elena Bità, ventotto anni, è la giovane mamma strangolata sotto gli occhi della figlioletta di undici mesi nella casa in cui viveva col marito in via Sciolino a Cerda, in provincia di Palermo, il 9 ottobre del 2017. Nelle scorse ore i giudici della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello hanno confermato i due ergastoli inflitti a Paul Andrei Todariscu, 21 anni, e Florin Buzilà, di 20, imputati per l'omicidio della donna. I due romeni, cugini della vittima, avrebbero ucciso la donna per rubarle pochi spiccioli e qualche oggetto di modesto valore custodito nell'abitazione.

L'omicidio di Alina Elena Bità e i due ergastoli confermati in appello

Quella mattina la donna si era fidata ed aveva aperto la porta di casa ai parenti. Todirascu, difeso dall'avvocato Rosalia Zarcone, aveva ammesso le sue responsabilità davanti al gup di Termini Imerese, Sandro Potestio, durante il processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato. Adesso la Corte presieduta da Mario Fontana ha ritenuto insussistenti l'aggravante dei futili motivi in relazione alla rapina e quella di aver commesso l'omicidio in presenza di minorenni. Per i giudici, quindi, la bambina non sarebbe stata nella stessa stanza in cui sarebbe avvenuto lo strangolamento, tesi sempre sostenuta dalla Procura.

Il venir meno delle due aggravanti però non ha portato ad una modifica della pena, che è rimasta quella massima, nonostante il rito abbreviato. Todariscu e Buzilà vennero fermati dai carabinieri qualche mese dopo il delitto e inizialmente si accusarono a vicenda. Poi il primo confessò davanti al giudice che l'amico avrebbe tenuto ferma la donna mentre lui l'avrebbe strangolata: "Sono stato io ad uccidere Alina - aveva ammesso - mi sono avventato su di lei stringendole il collo con tutte le mie forze". I due erano stati condannati all'ergastolo il 4 ottobre dell'anno scorso.

L'allarme della vicina di casa e la traccia del dna dell'assassino

Il corpo di Alina Elena Bità venne trovato sul pavimento della sua casa. A lanciare l'allarme era stata una vicina, preoccupata per il pianto incessante della figlioletta della donna. Gli investigatori avevano sentito a lungo il marito di Alina Elena Bità, che al momento del delitto era come ogni giorno al lavoro. La pista dell'omicidio si era palesata solo in un secondo momento, per via di alcuni segni sul collo della giovane. Fondamentale per dare una svolta alle indagini era stato il lavoro del Ris di Messina, che era riuscito ad individuare una traccia del dna di Todirascu sotto un'unghia della vittima.

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