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Sabato, 20 Aprile 2024
CRONACA

Spie del pizzo per i clan: arrestati quattro imprenditori

Nel casertano finiscono in manette titolari d'azienda legati alla camorra. Indicavano ai clan i colleghi da taglieggiare

CASERTA - Erano vere e proprie "spie del pizzo": segnalavano ai vertici dei clan le opere edilizie avviate sul territorio e, quindi, gli imprenditori da sottoporre ad estorsione, fungendo poi da intermediari e collettori delle tangenti. La Squadra mobile di Caserta ha arrestato stanotte quattro imprenditori, titolari di aziende di calcestruzzi nel casertano, a vario titolo indagati per concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal fine di agevolare l'organizzazione di stampo mafioso denominata clan Belforte, detti i Mazzacane, attiva a Marcianise (Caserta), Caserta e nei comuni limitrofi.

Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sono state decisive per le indagini. Secondo quanto appurato dagli inquirenti, al fine di mascherare contabilmente il pagamento delle tangenti, i fornitori di calcestruzzo emettevano fatture per operazioni inesistenti in favore delle ditte delle vittime, "gonfiando" i costi rispetto alle effettive forniture di calcestruzzo, per consentire la creazione di "fondi neri" destinati al pagamento delle estorsioni.

Per la loro disponibilità, il clan ripagava gli imprenditori consentendo loro di non pagare il pizzo e "consigliando" alle ditte estorte di rivolgersi a loro per le forniture di calcestruzzo. Con il tempo, "il sistema" era divenuto così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività si rivolgevano "spontaneamente" ai fornitori di calcestruzzo contigui al clan, affinché indicassero i referenti dell'organizzazione che dovevano contattare per "mettersi a posto", assumendo poi l'incarico di raccogliere i proventi delle estorsioni.

Le indagini, inoltre, hanno permesso di ricostruire una serie di estorsioni fatte dagli emissari del clan Belforte, con l'intermediazione degli imprenditori arrestati: in particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella relativa alla realizzazione del "Centro Commerciale Campania", per la quale la ditta appaltatrice fu costretta a versare una tangente di 450 mila euro, divisa tra i Mazzacane ed il clan Zagaria, e a concedere opere in subappalto in favore delle imprese di riferimento dei clan; nonché le vessazioni subite da un imprenditore di Caserta impegnato nella realizzazione nel capoluogo di un complesso residenziale di ventiquattro appartamenti e alla costruzione di quattro capannoni industriali a Maddaloni, nel casertano.

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