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Venerdì, 29 Marzo 2024
Chiesa e polemiche / Roma

Cartellone scempio a San Pietro, Roma non può farci nulla: "E' in Vaticano"

Gigantesco e rosso fuoco: è il colore della Fiat. A gridare allo scandalo per la maxi pubblicità "che violenta la veduta di San Pietro" è la senatrice M5S Paola Taverna. Poi l'indignazione "vola" sul web: ma il Comune non ha voce in capitolo

ROMA - Una firma. Era l'11 febbraio 1929. Erano i Patti Lateranensi. L'Italia era governata dal Re. Primo ministro era Benito Mussolini. Una firma che, ancora oggi, "detta legge". Un mix tra degrado, scempio e "diritto alla pubblicità" che sta indignando cittadini e istituzioni locali e non solo. Tutta colpa di un maxi cartellone targato Fiat che invade "e violenta" piazza San Pietro, rovinando quella visuale mozzafiato da Ponte Sant'Angelo e Ponte Umberto I. 

LA DENUNCIA - "L'impossibile e l'assurdo è diventato possibile a Roma, dove da qualche giorno una enorme pubblicità "rosso fuoco" della Fiat campeggia all'inizio di via Conciliazione". Così la senatrice Paola Taverna dei Cinque Stelle grida allo scandalo sui social network, promettendo un'interrogazione urgente al Governo per rivedere le norme in termini di pubblicità e vincoli monumentali. Il gigantesco pannello infatti copre i lavori di restauro di un palazzo, ma forse lo si poteva fare con un tocco di sobrietà in più. "Nei palazzi in ristrutturazione - scrive Taverna - si devono realizzare teli con le sagome di monumenti storici, lasciarli bianchi o utilizzare almeno colori consoni. Chi ha permesso di violentare così il paesaggio di Roma?". 

RABBIA SUL WEB - Indignati neanche a dirlo gli utenti del web, che trovano la pubblicità una vera vergogna. Certo, qualcuno suggerisce che si tratti semplicemente della copertura di un cantiere e in quanto tale temporanea. Ma non manca chi risponde a tono: "In un paese normale sui pannelli di copertura si mettono immagini del progetto finito con il marchio dell'azienda. Intanto - conclude il post Taverna - se Marchionne ama Roma e l'Italia rimuova immediatamente questo scempio. Se non lo farà lui provveda il Ministero o il Comune con le autorità preposte".

IL MUNICIPIO - Dal I Municipio commenta il consigliere Stefano Marin (Lista Civica Marino). "Mi hanno contattato in tantissimi su Facebook per segnalarmelo. Credo proprio che specie nell'ottica di garantire il decoro della città in vista del Giubileo non si possa pensare di rilasciare concessione a pubblicità dal simile impatto. Scriverò immediatamente al Gabinetto del Sindaco per chiedere la rimozione". 

"NON POSSIAMO FARCI NIENTE" - Nel pomeriggio di ieri la nota del Campidoglio, che forse darà vita a un'indignazione ancora maggiore. Il motivo: Roma non ha alcun diritto sul panorama di Roma. "La sua installazione è stata disposta dallo Stato Città del Vaticano, in regime di extraterritorialità, poiché l’edificio appartiene al Vaticano. Il regolamento sulla pubblicità adottato da Roma Capitale (che avrebbe previsto un formato più ridotto) non è dunque applicabile. Infine, eventuali rapporti istituzionali, finalizzati a valutare l’impatto della cartellonistica in queste fattispecie, possono essere tenuti soltanto dagli organi di governo, poiché si tratta di rapporti tra Stati, in questo caso regolati dai Patti Lateranensi". (da Roma Today)

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