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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Ascensore rotto da giorni, condomini reclusi in casa con vista sul "Bosco Verticale"

Dal 15 luglio scorso un condominio di Milano non ha più l'ascensore fuoriuso a causa di un guasto. I lavori non iniziano e le famiglie sono recluse con vista sull'ultimo gioiello architettonico meneghino. La storia

Dalla loro finestra possono ammirare il pluridecorato Bosco Verticale di Milano. Posso guardare quegli alberi arrampicarsi fino a centododici metri nel cielo di Milano. A dire il vero, se solo potessero, potrebbero scendere in strada e lasciarsi incantare da più vicino. Ma dal 15 luglio scorso, molte delle quarantadue famiglie che abitano nel condominio di via Volturno 26, non possono. Non sono nelle condizioni di guardare dal basso il Bosco Verticale, né di poggiare i piedi sull’asfalto.

Da quel giorno, il loro palazzo - di proprietà del comune di Milano e gestito da Mm, Metropolitana milanese - non ha più l’ascensore. E, soprattutto, da quel giorno per molti inquilini - quasi tutti anziani - è iniziato un vero e proprio calvario. 

“Noi abitiamo al nono piano, l’ultimo. Qui siamo reclusi”, raccontano a MilanoToday Caterina e Gianfranco. Settantadue anni lei, settantatré lui, entrambi malati: dal 15 luglio non sono mai più usciti di casa perché non hanno le forze per fare nove piani a piedi. E sono tanti, tantissimi, gli anziani che sono nelle loro stesse condizioni. 

Gli stessi inquilini hanno subito telefonato ad Mm ed è partito un rimbalzo di responsabilità che non ha fatto altro che peggiorare le cose. “Mm ci ha detto di rivolgerci all’azienda che gestisce l’ascensore - spiega Caterina -. Loro ci hanno detto che si attengono a quello che c’è scritto sul cartello”. 

Sì, perché nel palazzo al momento è presente un cartello affisso sull’ascensore, che recita: “Si informa che l’impianto ascensore è in stato di fermo per problemi sul quadro di manovra. Stiamo approvvigionando i materiali ed i lavori avranno inizio in data 28/07. Scusandoci per il disagio assicuriamo massima operosità al fine di ripristinare la rimessa in esercizio dell’impianto prevista per il giorno 3/08”. 

Al momento, però, le uniche cose che ha fatto la ditta sono state correggere a penna i cartelli - i lavori dovevano iniziare giovedì 25 - e portare sul posto i materiali per i lavori. Poi, nient altro. 

“Dal 15 luglio io e mio marito non siamo mai più usciti di casa”, l’amara verità di Caterina. E nei giorni scorsi, quando hanno avuto bisogno di una visita medica, la loro dottoressa ha dovuto raggiungerli a domicilio e fare nove piani a piedi. “Anche per il cibo - dice la donna - ci arrangiamo come possiamo. E gli altri anziani si fanno aiutare da qualcuno”. 

La loro condanna ai “domiciliari”, però, non è ancora finita. Fine pena prevista, come recita il cartello: il prossimo 3 agosto. Forse. Segui gli aggiornamenti su Milano Today

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