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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca / Caltanissetta

"Gli operai più deboli sono stati lasciati a casa": la rabbia di don Petralia

Il parroco antimafia di "Santa Lucia" ha protestato avanti ai cancelli dell'Eni per dimostrare solidarietà a quattro operai dell'indotto che non sono stati riassunti: "Sono gli unici ad essere rimasti fuori, scelta inspiegabile"

GELA - "E' una pulizia etnica". Non ha fatto tanti giri di parole don Luigi Petralia, parroco antimafia di "Santa Lucia", per descrivere le strane scelte che hanno portato alla mancata riassunzione di quattro operai, ex Cedis ed ex Corima, dell'indotto della raffineria dell'Eni. Strane scelte che, ad oggi, a quattro anni dall'inizio del ciclo di reinserimenti, non hanno ancora una motivazione. Strane scelte che hanno colpito solo "i più deboli e le persone non gradite". 

Proprio per dimostrare vicinanza a loro, il parroco e Giuseppe Spata, responsabile locale di "Libera" , hanno manifestato avanti ai cancelli della raffineria dell'Eni di Gela. "Siamo qui - ha spiegato Spata - per fare da cassa di risonanza. La storia di queste persone è stata ascoltata da pochi, quasi nessuno. Ma noi siamo una grande comunità e non abbandoniamo nessuno". 

Nessuno, nemmeno i "più deboli". Perché gli operai lasciati fuori, quattro su trentacinque, sono "un invalido, il familiare incensurato di un detenuto, un anziano ancora non in età pensionabile e un ammalato" ha raccontato don Petralia. E' evidente, quindi, che si è scelto di "lasciare fuori delle persone già svantaggiate". "Per di più - ha aggiunto Spata - i quattro operai in questione avevano un contratto a tempo indeterminato ed ora invece, senza un motivo, si trovano per strada". 

"Abbiamo manifestato oggi - hanno spiegato il don e Spata - per dare voce a chi non ne ha e per prevenire atti inconsulti di gente disperata, per la quale, dopo, magari scatta la solidarietà pelosa e ipocrita di chi poteva intervenire e non l'ha fatto". La manifestazione, però, non si fermerà ad oggi ma andrà avanti giorno dopo giorno. 

"Non abbiamo voluto che si scioperasse o bloccasse l'attività - ha chiarito il don -  ma abbiamo regalato a tutti gli operai un nastrino rosso da indossare come simbolo di solidarietà verso i colleghi abbandonati per fargli capire che non sono soli. Rosso - ha ribadito il prete - come il colore dei martiri che sono tutti quelli morti sul lavoro e tutti quelli morti suicidi per la mancanza di un lavoro". 

Una situazione drammatica che non deve più ripetersi. Magari, a partire proprio dalla manifestazione di lunedì mattina che ha voluto essere, ha concluso don Petralia, "un invito ai vertici aziendali e all'amministrazione a trovare in fretta una soluzione a questa situazione". Situazione assolutamente inaccettabile. 

Don Petralia e Spata con tre lavoratori

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