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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città Genova

La banda di disturbatori della Dad

Un gruppo di ragazzi, strutturalmente organizzato per la sistematica interruzione delle lezioni di diverse scuole su tutto il territorio nazionale, svolte in modalità DAD sulle piattaforme informatiche di videoconferenza, è stato scoperto e denunciato dalla polizia. L'obiettivo era disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni

E' finita male, con delle denunce. E loro avrebbero già ammesso le loro responsabilità. Un gruppo di ragazzi, strutturalmente organizzato per la sistematica interruzione delle lezioni di diverse scuole su tutto il territorio nazionale, svolte in modalità DAD sulle piattaforme informatiche di videoconferenza, è stato scoperto e denunciato dalla polizia di Genova. Già dal primo lockdown erano state presentante numerose denunce dai Dirigenti Scolastici di Istituti di diverso ordine e grado, i cui elementi sono stati messi a fattor comune dagli investigatori, per ricostruire le tracce informatiche lasciate dagli autori delle incursioni nel compimento dell'attività delittuosa.

Disturbavano le video-lezioni in Dad, tre denunciati a Genova

Non è stato facile per gli inquirenti venirne a capo. Dopo mesi di serrate indagini, i poliziotti del Compartimento Polizia Postale di Genova hanno ricostruito la struttura organizzativa del gruppo, individuandone gli organizzatori ed amministratori, identificando tre ragazzi, di cui uno minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina, che facevano parte di gruppi Telegram ed Instagram, creati appositamente con la finalità di disturbare i docenti e provocare la sospensione delle lezioni.

A condividere i codici di accesso alle video-lezioni spesso erano gli stessi studenti, anch'essi individuati dai poliziotti, che si sentivano al sicuro per via della apparente percezione di anonimato che sembra essere garantito dalle piattaforme social, riuscendo a pianificare attacchi durante le interrogazioni programmate. Tra i messaggi, erano presenti anche delle considerazioni sull'operato delle Forze dell'ordine: "intanto la Polizia Postale non ha tempo da perdere nel cercare di trovarci".

Tutti gli indagati hanno subito ammesso le proprie responsabilità

Tutti gli indagati hanno subito ammesso le condotte contestate e dovranno ora rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico. Durante le perquisizioni, eseguite con l'ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sono stati sequestrati computer, tablet e smartphone che verranno analizzati dagli esperti della Postale per valutare la posizione degli altri giovani iscritti nelle chat utilizzate per i raid alle lezioni a distanza.

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