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Martedì, 16 Aprile 2024
Città Milano

L’ex carabiniere che gestiva con il figlio un giro di prostitute in un finto centro tatuaggi

Questa l’accusa per due uomini, arrestati dalla polizia a Milano, che devono rispondere di reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione

In quel centro tatuaggi c'era un grosso letto rosso e poco o nulla che avesse a che fare con disegni e inchiostro. Secondo gli investigatori era invece una vera e propria "casa chiusa", messa su da due uomini che sono stati arrestati dagli agenti del commissariato Monforte Vittoria a Milano, con l'accusa di reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A finire nei guai un 33enne palermitano senza precedenti e domiciliato a Saronno, G.R., e suo padre B.R., 65enne, che ha prestato servizio nei carabinieri per 17 anni fino al 1996 e che dopo aver svestito la divisa ha gestito anche una agenzia di investigazioni private, come ricostruisce Carmine Ranieri Guarino su MilanoToday.

Secondo la polizia, i due avrebbero registrato a loro nome nel 2016 una associazione dalla quale è nato poi il centro di tatuaggi, aperto prima in zona Maciachini e poi spostato poi in via Mantova, vicino Porta Romana. Alcuni residenti della zona hanno notato un insolito via vai nel centro tatuaggi e così avevano deciso di rivolgersi alla polizia. Gli agenti si sono appostati nei pressi e per una quindicina di giorni hanno monitorato il locale, fermando tre clienti e riuscendo a ricostruire cosa vi avveniva all'interno.

La "casa chiusa" nel centro tatuaggi a Milano: ex carabiniere e il figlio nei guai

Dopo un contatto telefonico, i clienti ottenevano dai due arrestati un vero e proprio tariffario dei servizi offerti dal "centro", scelti online, poi una volta effettuato il pagamento, con tanto di screenshot di conferma da parte dell'acquirente, veniva fissato l’appuntamento. Secondo le indagini nella "casa chiusa" di via Mantova venivano sfruttate due cittadine romene di 24 e 33 anni, mentre in passato anche due giovani italiane sono state costrette a prostituirsi. Alle ragazze veniva trattenuto il 50% di quanto pagato dai clienti (tra gli 80 e i 50 euro), mentre i due arrestati si dividevano il resto.

Secondo gli investigatori, padre e figlio avrebbero continuato l'attività anche durante il lockdown (mentre non è chiaro da quando questa sia iniziata effettivamente), avendo l'accortezza di abbassare la saracinesca e far passare i clienti dal retro, appostandosi poi all'esterno per controllare la situazione. Quando sono andati per arrestarli, gli agenti hanno trovato i due proprio all’esterno del condominio, intenti a fare la guardia e tenere lontani eventuali occhi indiscreti. Portato in commissariato, l'ex carabiniere ha provato invano a convincere gli agenti di essere ancora un militare in servizio e di avere, a suo dire, lavorato per i servizi segreti. Le manette sono scattate per entrambi. 

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