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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città Reggio Calabria

Marito e moglie uccisi a fucilate mentre raccolgono le olive: c'è la svolta shock

L'omicidio scosse Calanna (Reggio Calabria) il 9 dicembre scorso: vennero finiti a colpi di armi da fuoco i coniugi Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino. Il presunto omicida è il cugino Francesco Barillà. Incrociò il figlio delle vittime e disse: "Vado a casa a posare il fucile e poi torno". Gli inquirenti: "Indagine da manuale"

C'è finalmente la svolta nelle indagini sul feroce omicidio nelle campagne di San Basilio a Calanna.  E' Francesco Barillà, di 65 anni, l'uomo arrestato dai carabinieri con l'accusa di essere il responsabile del duplice omicidio in cui nel reggino, il 9 dicembre scorso, vennero finiti a colpi di armi da fuoco i coniugi Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino.

Omicidio Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino: arrestato il cugino 

Barillà è un parente delle vittime e avrebbe sparato per interessi legati al terreno in cui Cotroneo e la moglie, nel momento del duplice omicidio, stavano raccogliendo le olive con il figlio. Un preciso e meticoloso lavoro di ricostruzione della dinamica dei fatti, integrato con i risultati degli accertamenti tecnici svolti nell'immediatezza dai carabinieri della Compagnia di Villa San Giovanni e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, ha consentito l'individuazione e l'arresto di Barillà, a carico del quale il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell'aggiunto Gerardo Dominijani e del pm Fravia Modica.

"Vado a casa a posare il fucile e poi torno"

"Vado a casa a posare il fucile e poi torno". E' questa la frase che ha messo i Carabinieri sulle tracce del presunto assassino dei coniugi Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino, uccisi a colpi di fucile lo scorso 9 dicembre a Calanna, in provincia di Reggio Calabria. Un omicidio avvenuto in campagna, dove marito e moglie stavano raccogliendo olive insieme al figlio, che si era allontanato per pochi minuti per trasportare delle cassette e in lontananza aveva udito gli spari. "Il figlio racconta che incrociando questa persona che era in macchina, chiedendo aiuto perché qualcuno avrebbe ucciso i suoi genitori, la prima cosa che fa, non si ferma per prestare aiuto ma afferma 'vado a casa a posare il fucile e poi torno'". ha detto il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

La Procura di Reggio Calabria ha acquisito nelle scorse settimane  "fondamentali ed imprescindibili" elementi probatori contro Francesco Barillà: avrebbe sparato con il proprio fucile detenuto legalmente. Alcuni bossoli dell'arma erano sul luogo del delitto mentre altri sono stati trovati a casa dell'arrestato. Il dettaglio dell'incontro con il figlio è da brividi. Qualche minuto dopo l'omicidio, il presunto assassino avrebbe incontrato anche il figlio delle vittime e alla sua richiesta di aiuto, secondo gli inquirenti, avrebbe risposto che "andava a casa a posare il fucile e sarebbe tornato".

Francesco Barillà è stato arrestato

Metodi tradizionali e utilizzo di moderne tecnologie hanno permesso agli inquirenti di far luce sul delitto. Gli accertamenti tecnici condotti dagli esperti dell'Arma del Racis di Roma e del Ris di Messina hanno consentito di appurare che fucile semiautomatico sequestrato all'indagato era lo stesso da cui sono stati esplosi i bossoli repertati dai carabinieri. Le indagini, coordinate dal pm Flavia Modica, si sono servite dei video delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona che hanno permesso di ricostruire i movimenti effettuati dal presunto omicida, confinante dei terreni di Cotroneo e Musolino

"Il vicino - ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri durante una conferenza stampa - nell'immediatezza risultava essere una figura che aveva molte ombre. Sia nella ricostruzione dei fatti, sia nella ricostruzione delle indagini tecniche che sono quelle che hanno consentito di delineare una serie di elementi indiziari assolutamente gravi che il gip concludenti nel senso della sua responsabilità".

"È un'indagine fatta da manuale. Un'indagine tecnica - ha sostenuto l'aggiunto Gerardo Dominijanni - che si basa sulla conoscenza delle persone e dei luoghi. Una vicenda di mal vicinato, di parentele e di rancori pregressi. Tra le vittime e Barillà non c'era un rancore profondo ma ci sarà stato un momento scatenante quella mattina stessa". 

Il fatto di sangue aveva scosso la comunità villese. La motivazione del delitto non avrebbe radici antiche ma, come spiegato dal procuratore aggiunto , potrebbe trovare il suo elemento scatenate nella mattina stessa del duplice omicidio.

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Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino 

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