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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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A prostitute col furgone del Comune: "furbetti del cartellino", monta lo scandalo

A Piacenza sono indagati 50 dipendenti comunali su 500 complessivi. Ed emergono dettagli insopportabili: uno di loro con l'auto del Comune andava da una minorenne disabile per incontri sessuali a pagamento, un altro usciva per andare a fare la spesa o in palestra utilizzando l’auto di servizio, un altro ancora qualcuno non si presentava neppure in ufficio

Monta lo scandalo dei "furbetti del cartellino" a Piacenza. In pratica sono indagati 50 dipendenti comunali su 500 complessivi, una percentuale elevatissima. 

Ed emergono dettagli insopportabili: uno di loro con l'auto del Comune andava da una minorenne disabile per incontri sessuali a pagamento, un altro usciva per andare a fare la spesa o in palestra utilizzando l’auto di servizio, un altro ancora qualcuno non si presentava neppure in ufficio, o invitava un’ amica a pranzo facendosi pagare gli straordinari.

"Sapevano di fare qualcosa di sbagliato, sapevano e hanno continuato in queste condotte illegali con caparbietà e dolo", a dirlo il procuratore capo Salvatore Cappelleri. Ad indagare, dopo molte segnalazioni da parte della cittadinanza, la polizia municipale e la guardia di finanza.

Le indagini sono iniziate alla fine del 2016: grazie a telecamere nascoste e pedinamenti giornalieri, gli inquirenti hanno scoperto che decine di dipendenti comunali  andavano in palestra oppure a fare la spesa durante l’orario di lavoro. Timbravano e uscivano arrivando anche ad usare, per spostarsi, i mezzi dell'Amministrazione. 

"Si tratta di un'indagine pronta per andare a giudizio: i dipendenti, i "furbetti" del cartellino, agivano in un'ambiente di illegalità diffusa, si scambiavano favori a vicenda, sapendo di commettere un reato", hanno rincarato la dose gli inquirenti. L'unico dipendente agli arresti domiciliari, un 60enne, avrebbe usato un furgone con gli adesivi riportanti lo stemma di Palazzo Mercanti per andare a prostitute, nello specifico avrebbe intrattenuto una "relazione" con una lucciola minorenne con alcune disabilità. In un caso l'avrebbe portata in un motel e avrebbe cercato di violentarla, non riuscendoci, ovviamente sempre in orario di lavoro. Toglieva gli stemmi dalla carrozzeria e li rimetteva quando voleva rientrare in servizio. "Questa vicenda ha quasi dell'incredibile: gli scandali precedenti  sempre di questo tenore e scoppiati in tutto il Paese  in questi anni non hanno avuto sui 50 indagati nessuna efficacia preventiva", ha dichiarato il procuratore capo, Salvatore Cappelleri. 

Le accuse sono di truffa, falso e per qualcuno anche di peculato per aver usato automezzi di servizio per scopi non lavorativi. L’inchiesta è stata complessa ed è durata diversi mesi. Gli inquirenti hanno acquisito prove su prove, pedinando i presunti impiegati pubblici infedeli, riprendendoli anche al di fuori dell’ufficio durante l’orario di lavoro.

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