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Venerdì, 29 Marzo 2024
Immigrazione

L'Hotel House di Porto Recanati, simbolo dell'Italia che non sa accogliere

L'arrivo di Salvini, contestato e cacciato dai migranti e dagli italiani residenti ha portato sulle prime pagine la storia dell'ecomostro abbandonato dai turisti e oggi 'casa' di 2.500 persone: "Qui c'è qualcuno che delinque, ma la maggioranza degli abitanti si rimbocca le maniche ogni giorno per sopravvivere"

In Italia non esiste nulla di simile all’Hotel House di Porto Recanati (Macerata). Si tratta di un ecomostro a forma di croce edificato negli anni 60’, quando le strutture turistiche predominavano nel fiorente mercato del mattone. Costituito da 480 appartamenti, l’Hotel House é un complesso residenziale mastodontico capace di grattare la pancia del cielo con i suoi 17 piani. 

Agli occhi di chi percorre l’A14 è solo un “grattacielo” costellato di abiti colorati stesi al sole e antenne satellitari. Ma per chi ha avuto la possibilità di entrare, è un’apnea tra i fondali di un mondo animato da culture, etnie e religioni di tutto il mondo. Sì, perchè la città di cemento ospita almeno 2.500 persone e si stima che circa il 90% dei residenti sia di origine straniera. Inoltre il complesso architettonico è molto isolato in periferia e una volta entrati nello spiazzale interno, grande almeno quando 5 campi da calcio, si approda in un mondo fatto di centinaia di famiglie immigrate. 

Tra chi è arrivato venti anni fa e chi ieri, tra bianchi e neri, tra cristiani e mussulmani, tra chi veste alla moda e chi porta il burqua integrale. Ma soprattutto tra chi vive regolarmente e chi - purtroppo - delinque

L’Hotel House è così anche un centro di degrado e base logistica per il mercato dello spaccio. Proprio lì la settimana scorsa, gli agenti della squadra mobile di Macerata e Ancona hanno effettuato un blitz in massa bloccando il 46enne pakistano Ali Zubair, indagato per terrorismo e accusato di essere legato alla cellula terroristica di Al Quaeda smembrata a Sassari

Cavalcando la cronaca, ieri all’Hotel House si è presentato Matteo Salvini: "Quì occorrerebbe mandare l’esercito per verificare campanello per campanello chi ha diritto a stare e chi no, chi ha un contratto e chi no. E se serve, le ruspe possono essere uno strumento di pulizia anche da queste parti". Parole dure da parte del leader del carroccio, che ha trovato un’altrettanto dura accoglienza da parte dei residenti stranieri che, al grido “Che vieni a fare quì? Lasciaci vivere”, hanno formato un cordone umano. E’ volato qualche insulto ma la protesta è stata non violenta. 

Insieme a Pd, Anpi e centri sociali, c’era anche il sindaco di Porto Recanati Sabrina Montali: "Questa è una realtà complicata che va affrontata quotidianamente e che presenta anche aspetti di criminalità. Abbiamo manifestato perché non si può strumentalizzare per fini elettorali una realtà come questa". Per il segretario della Lega Nord di Ancona Sandro Zaffiri "Il Pd e il sindaco Montali hanno difeso l’illegalità". Fatto sta che Salvini ha dovuto fare retro marcia.

Solo dopo, l’Hotel House tornava alla vita di tutti i giorni. E solo a quel punto si è potuto parlare con chi l’Hotel House lo vive ogni giorno. Come Kebe Bamba, operaio di 43 anni originario del Senegal ma in Italia dal 2002 quando ha comprato una casa quì: "Tutti sanno le idee di Salvini sugli immigrati. Noi siamo a maggioranza immigrati e se lui vuole buttare già questo palazzo comprato con i nostri soldi, non glielo lasciamo fare. L’illegalità c’è ma posso dire che non è una cosa irrimediabile".  

A dimostrazione che l’Hotel House non è solo "extracomunitari" c’è Carmine Mucciacciaro, muratore di 53 anni originario della Puglia ma trapiantato a Porto Recanati dal 1993: "Io dico che qua stanno facendo di tutta un’erba un fascio. Ci vorrebbe una piccola squadra per mandare via quelli che spacciano, però per colpa loro paghiamo noi, proprietari di casa e persone oneste. Salvini non è entrato perché è venuto per i voti e noi non vogliamo la politica". Ma Salvini era ormai è lontano, mentre all’Hotel House ritornava alla pace. E con la notte, forse, un po’ di quella pace sarà venuta meno. 

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