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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Ancona

Terremoto Marche, chiusa l'indagine sulle "casette" post sisma: tutte le ombre

In base alle indagini portate avanti dal pm titolare Irene Adelaide Bilotta, i dipendenti della Regione Marche che avrebbero dovuto controllare le società incaricate di costruire le casette, non lo avrebbero fatto a dovere: che cosa sarebbe emerso

Si è chiusa l’indagine sugli appalti delle Sae, le Soluzioni abitative in emergenza messe a disposizione dal Dipartimento della Protezione civile dalla Regione Marche dopo il terremoto di quattro anni fa

In base alle indagini portate avanti dal pm titolare Irene Adelaide Bilotta, i dipendenti della Regione Marche che avrebbero dovuto controllare le società incaricate di costruire le casette, non lo avrebbero fatto a dovere perché, sempre secondo quanto ricostruito in 2 anni di indagine, non erano stati controllati tutti i requisiti richiesti alle società edili per partecipare alla costruzione delle nuove soluzioni abitative nell’area del cratere. Soprattutto i requisiti richiesti per ottenere la certificazioni antimafia. 

Lo racconta oggi nel dettaglio Stefano Pagliarini su AnconaToday.

Tra le ditte indagate ce ne sarebbero alcune citate nella relazione svolta nel 2019 dall'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e presentata alla Camera dei Deputati il 6 giugno scorso dal presidente Raffaele Cantone. Aziende note per aver avuto rapporti di lavoro con la ‘Ndrangheta. Infatti, per quanto riguarda le Marche, già nel luglio 2018 Anac aveva riscontrato come mancassero ancora i dovuti accertamenti sulla certificazione antimafia di 11 subappaltatori.

Tra i tanti spiccava il caso di un’impresa con sede a Teramo, che aveva ottenuto un subappalto da 892.700 euro a fronte di 140.000 euro di pendenze con il fisco accertate a suo carico in via definitiva. Cosa che, in base alle normative del post terremoto, avrebbe dovuto portare all'esclusione dai lavori. La Regione Marche, nelle sue controdeduzioni, aveva spiegato che solo per le forniture dei moduli Sae, le erano arrivate circa 1.300 richieste di subappalto, con 98 aziende coinvolte.

Oltre ad una serie di imprenditori e alle società in quanto personalità giuridiche, sono indagati un funzionario regionale, un dirigente della Regione Marche e un dirigente Erap. Anche perché, al netto delle certificazioni antimafia, la Regione avrebbe anche scelto imprese prive dei requisiti tecnici per accedere ai lavori. In tutto oltre 20 indagati, accusati a vario titolo di truffa ai danni della Regione Marche, frode nelle pubbliche forniture e abuso d’ufficio. In queste ore stanno arrivando le notifiche del 415bis ai legali difensori.

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