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Venerdì, 29 Marzo 2024
Empoli / Firenze

Infermiere spiate sotto la doccia in ospedale: c'è la svolta

Due tecnici che lavorano nell'ospedale San Giuseppe di Empoli sono finiti sul registro degli indagati: sarebbero stati loro ad allestire il sistema di spionaggio nello spogliatoio femminile. I due sospettati sono stati allontanati dal nosocomio e perquisiti con l'ipotesi di reato di interferenze illecite nella vita privata.

È arrivata una prima svolta nel caso delle infermiere spiate con una microcamera nascosta nello spogliatoio dell'ospedale San Giuseppe di Empoli, in provincia di Firenze: due tecnici che lavorano nel nosocomio sono finiti infatti sul registro degli indagati, in quanto sospettati di aver allestito il sistema di spionaggio per scopi di voyeurismo. Le due persone indagate I carabinieri della compagnia di Empoli, che portano avanti le indagini dirette dal pubblico ministero Sandro Cutrignelli, hanno perquisito nei giorni scorsi due persone per l'ipotesi di reato di interferenze illecite nella vita privata. Si tratta di due tecnici, secondo le prime informazioni, che sarebbero stati subito allontanati dall'ospedale. 

Ancora da chiarire se i due tecnici avessero registrato le immagini - la telecamera era collegata a un monitor - e, in caso di conferme, che uso ne abbiano fatto: su questo versante lavora la polizia postale della Toscana, che sta controllando gli anfratti più reconditi della Rete, a caccia di ogni particolare utile alle indagini. Il sospetto è infatti che gli indagati possano aver condiviso e pubblicato foto e video, circostanza che costerebbe loro una ulteriore e più pesante accusa di revenge porn, che colpisce "chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate".

La denuncia partita da un'infermiera

A far partire l'inchiesta, il mese scorso, è stata proprio un'infermiera. Dopo aver a lungo "studiato" quel puntino nero che spuntava dalla parete della doccia, l'ha strappato dal muro e ha fatto la scoperta, per poi chiedere consulto a un amico esperto di elettronica. Il caso è così finito sul tavolo dei carabinieri, che subito hanno fatto un sopralluogo nella struttura e trovato lo schermo dall'altra parte del muro, in uno spogliatoio accessibile (con un badge) a diverse categorie di dipendenti, tra cui anche alcuni tecnici Lo schermo, hanno accertato i militari, non poteva registrare: impossibile, però, escludere che i due voyeur si servissero di un altro apparecchio. Secondo diverse testimonianze la telecamera era nelle docce da mesi, forse già dal 2021. Lo spogliatoio femminile era stato realizzato al primo piano, prima della pandemia, in aggiunta a un altro più grande che si trova al sesto livello. I carabinieri lo hanno controllato palmo a palmo per verificare la presenza di altri apparecchi, così come bonifiche sono state svolte nell'intero ospedale. Per il sollievo delle altre lavoratrici, i controlli si sono conclusi senza altri ritrovamenti sospetti.

Ieri, intanto, sul caso è intervenuta la Commissione toscana per le Pari opportunità, denunciando gli "stereotipi e i pregiudizi di bassa lega" che hanno fatto da sfondo alla squallida intrusione nella vita delle infermiere. "Grande sostegno alle donne che sono uscite dal silenzio e hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare ogni forma di violenza - dicono dalla Commissione - Siamo di fronte all'ennesimo esempio della tradizione maschilista e sessista, che attribuisce alle donne, accanto ai ruoli santificati di madre e di moglie, quello, deumanizzato, di oggetto sessuale a disposizione dell'uomo 'cacciatore' per natura. Questa tradizione maschilista - concludono le componenti della Commissione - accoglie questo tipo di fatti con una indignazione solo apparente, ma che invece nasconde compiacimento. Se guardare dal buco della serratura una donna svestita ha sempre rappresentato una bravata, non c'è da stupirsi se oggi ci si attrezza con la tecnologia per vederla sotto la doccia. E invece si tratta di un reato".

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