"Perquisita e denudata all'esame per la patente perché portavo il velo": la denuncia di Sara
Il racconto su Instagram di Sara Arrigoni Qasmi Zouane, una giovane italo-marocchina su quanto sarebbe avvenuto durante i test alla Motorizzazione di Trento. La Procura ha aperto un’inchiesta
La Procura di Trento ha aperto un fascicolo dopo la querela presentata da una ragazza italo-marocchina che aveva denunciato di essere stata vittima di discriminazione durante l'esame per la patente alla Motorizzazione Civile e sottoposta a una perquisizione particolarmente invasiva.
La giovane, Sara Arrigoni Qasmi Zouane, ha raccontato la sua versione dei fatti di ciò che sarebbe avvenuto nel maggio scorso durante l’esame in una serie di stories pubblicate a inizio giugno su Instagram e raccolte in album in evidenza dal titolo "discriminazioni", come spiega TrentoToday.
"Non so se siete porti a leggere ciò che scriverò, ma vi assicuro che la questione è molto più grave di quel che può sembrare", è la premessa della giovane, che poi inizia a raccontare. "Giovedì 26 maggio alle 14 mi sono recata alla motorizzazione di Trento per conseguire l'esame di teoria della patente". Presenti "una dozzina di persone, tra cui due d'origine pakistana e io d'origine marocchina, ma nata e cresciuta in Italia. E qui apro una parentesi per quello che non conoscono l’esistenza dell’islamofobia in Italia: io come molte di voi musulmane velate risultiamo (ahimè) agli occhi degli italiani (quelli ignoranti) come straniere, donne di serie B, nonostante abbiamo la cittadinanza italiana. Fatto vergognoso".
Al momento dell'appello, racconta, uno degli esaminatori, presa la carta di identità della ragazza, "fa delle battute stupide sul mio cognome e nel pronunciarlo aggiunge delle consonanti inesistenti tanto per bullizzarmi davanti a tutti i presenti, pensando addirittura di esser simpatico". Quando l'esame vero e proprio comincia, la ragazza racconta di essere stata pesantemente controllata: "Stava attaccato come una sanguisuga, continuava a passare, ad abbassarsi per controllare, non trovava niente e se ne andava, ma nel dubbio ritornava. Insomma, ho passato 30 minuti infernali". A un certo punto, uno degli esaminatori avrebbe chiamato all'interno dell'aula un poliziotto. "Va verso il pakistano", racconta la giovane "lo prende per un braccio e lo porta in una saletta adiacente che però aveva la porta aperta, quindi io, incuriosita mi sono permessa di girarmi per pochi secondi riuscendo a vedere la scena del poliziotto che perquisiva il ragazzo", probabilmente per verificare se avesse occultato un auricolare o un qualche altro dispositivo utile per essere aiutato a superare l’esame con l'aiuto di qualche esterno.
Il racconto di Sara: "Perquisita e denudata dopo l'esame per la patente"
Una volta finita la prova, la ragazza racconta di essersi alzata, essere andata in direzione degli esaminatori per consegnare il badge ma di esser stata fermata dal poliziotto, in attesa "Dopo qualche minuto entra una poliziotta donna, lei corre subito verso di me e mi chiede di seguirmi", prosegue. "Mi porta in bagno e mi chiede con un'attitudine molto autoritaria e minacciosa di spogliarmi". La ragazza inizia a togliersi l'hijab, pensando fosse sufficiente per verificare l'eventuale presenza di auricolari o altro, ma la poliziotta a quel punto le avrebbe urlato: "Ho detto di spogliarti", per poi rispondere alle sue richieste di spiegazioni con altre frasi gridate: "Tutto, devo vedere tutto, si tolga anche le mutande e il reggiseno". Un'esperienza, sottolinea la ragazza, che non le era ancora accaduta. Nemmeno in aeroporto, dove solitamente i controlli sono molto serrati.
La giovane ha superato l'esame di teoria della patente, nonostante abbia raccontato che esaminatore e poliziotto avrebbero avuto dei dubbi sulla sua preparazione. Alla giovane non è stato rilasciato un verbale di perquisizione che spiegasse le motivazioni che hanno portato a una perquisizione così minuziosa sulla ragazza: "Sono andata in Questura per denunciare il fatto e inizialmente hanno fatto fatica a credermi pure la polizia e molto probabilmente pure se troveranno i colpevoli, rimarranno impuniti e al massimo verranno ripresi".
"Ho solo tanta rabbia, lacrime agli occhi e tanta volta che questa gente venga punita per avermi umiliata. E che non accada MAI più. Non lo auguro a nessuno. Quando mi diranno che viviamo in uno Stato di diritto, mi metterò a ridere. La mia sensazione è stata quella di vivere in un regime dittatoriale, altroché", conclude.