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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Lecce

Ivan Petrelli: l'incubo dell'uomo scambiato per il fratello e condannato per una spedizione punitiva

Un anno di carcere, sei mesi ai domiciliari, e una condanna a 11 anni di reclusione per sequestro e lesioni: ma lui non c'entrava: "È stato terribile non essere creduto"

Ivan Petrelli, quarantenne di Carmiano (Lecce), era stato condannato a 11 anni in primo grado per sequestro di persona a scopo estorsivo e lesioni. La vicenda riguarda un pestaggio ai danni di due persone avvenuto la sera del 10 settembre 2018 nelle campagne di Carmiano, seguito da una richiesta estorsiva di 8.000 euro perché sospettati di essere gli autori di un furto. La corte d’Appello ha assolto Petrelli per non aver commesso il fatto: l'avevano scambiato per il fratello, come racconta LeccePrima.

La corte d’Appello ha assolto Petrlli per non aver commesso il fatto

Un anno di carcere, sei mesi ai domiciliari, e una condanna a 11 anni di reclusione per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni. Ma per la Corte d’Appello di Lecce Petrelli, 41 anni, di Carmiano, non fece parte del gruppo che la sera del 10 settembre del 2018 aggredì due uomini ritenuti responsabili di un furto, pretendendo con violenza 8mila euro come corrispettivo della refurtiva. Lo si legge nella sentenza di assoluzione (“per non aver commesso il fatto”) emessa ieri dal presidente Vincenzo Scardia che ha accolto le ragioni sostenute dagli avvocati difensori Paolo Spalluto e Arturo Balzani, e ha rinviato gli atti alla Procura affinché si faccia chiarezza piuttosto su un eventuale coinvolgimento del fratello Mimmo, rispetto al quale però gli stessi inquirenti avevano chiesto l’archiviazione. Non resta che attendere le motivazioni della sentenza che potrebbe essere oggetto di un ricorso in Cassazione.

Molto somigliante ed arrestato, rinchiuso per un anno tra carcere e domiciliari e poi condannato, ci sono voluti oltre due anni perché Ivan Petrelli venisse creduto: quella sera era altrove. "Grazie a Dio, questo brutto incubo è finito", dice al Corriere del Mezzogiorno il salentino - Non ho mai perso la speranza di essere assolto da questa spiacevole situazione, perché quando sei innocente credi nella giustizia, anche se questa storia, in alcuni momenti, mi ha portato ad avere qualche dubbio. Dall’oggi al domani mi sono ritrovato in carcere, strappato dalle braccia di mia moglie e mia figlia, rinchiuso nella sezione di massima sicurezza del carcere di Lecce per qualcosa che non ho commesso"..

"È stato terribile non essere creduto – racconta Ivan - l’autodenuncia di mio fratello Mimmo, le perizie e i testimoni sostenevano che fossi altrove. Non solo la moglie di una delle vittime, ma anche gli altri coimputati, da me mai ritenuti tali, perché io con loro non c’entravo nulla. Non avevamo più altre prove reali per dimostrare la mia innocenza. Dopo la condanna mi sono affidato al Signore, con la speranza di uscirne vincitore"


Va rimarcato come riguardo la posizione di Ivan Petrelli, durante il primo processo si era verificato un vero colpo di scena. Si era tenuta in aula una ricognizione di persona per stabilire l’eventuale responsabilità dell’imputato nel grave fatto di sangue. Erano stati ascoltati alcuni testimoni e due di essi avrebbero affermato la sua estraneità ai fatti. Due anni dopo i fatti contestati, per Ivan Petrelli l'incubo è finito.

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