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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Pisa

Calcio, Luca Bargiggia del Pontedera sospeso per doping

Il giocatore, figlio del noto giornalista Mediaset Paolo Bargiggia, è risultato positivo alla benzoilecgonina, matabolita della cocaina ed è stato sospeso in via cautelare

Il tribunale nazionale antidoping ha sospeso in via cautelare il giocatore del Pontedera Luca Bargiggia, figlio del noto giornalista Mediaset Paolo. Bargiggia jr è risultato positivo alla benzoilecgonina, matabolita della cocaina, in seguito a controlli effettuati dalla Nado Italia al termine della gara Renate-Pontedera del 23 ottobre 2016. Lo riporta PisaToday.

La società ha fatto sapere di essere "profondamente dispiaciuta per l'accaduto, che, se confermato all'esito delle eventuali controanalisi, riguarderebbe la sfera privata del calciatore, senza finalità di alterazione di gare". Il club granata "prende atto della notifica ricevuta e attende di confrontarsi con il calciatore, nelle prossime ore, onde far luce sull'episodio". 

Luca Bargiggia era già stato squalificato per giornato lo scorso maggio, quando militava in Lega Pro con la Clodiense. Durante una partita contro la Virtus Castelfranco del 20 marzo 2016, il giocatore avrebbe detto a un avversario: "Che c.... voi n.... di m....., ridammi i marò". Frase, riportata dall'arbitro nel suo rapporto. Inutile il ricorso alla Corte d'Appello della Figc. La società cercò di difendere il proprio giocatore, sostenendo che non si trattava di insulti razziali contro un atleta avversario non "di pelel nera ma di colore olivastro" bensì un "intercalare di routine", mentre il riferimento ai marò era soltanto un semplice insulto d'impeto. La Corte, invece, non accolse il reclame, ritenendo "ritiene pienamente sussistente la sanzionata natura dell'insulto: proprio il colore olivastro, non nero, della pelle dell’atleta oltraggiato dimostra che l’espressione era stata pronunciata con l’intento di offendere, altrimenti non si comprenderebbe il motivo per cui la stessa sarebbe stata rivolta dal Bargiggia al calciatore avversario". "La circostanza che alle parole offensive sia stato soggiunto 'ridammi i marò' -inoltre- non attenua la valenza denigratoria della precedente espressione, anche perché l’evidente richiesta di 'restituzione' alla propria persona (“ridammi”) è del tutto priva di senso logico".

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