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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città Trapani

I tombaroli al servizio della mafia, affari milionari con le opere d'arte

Beni per dieci milioni di euro sono stati confiscati a un commerciante internazionale di opere di valore storico-archeologico. C'è anche un palazzo del Settecento

Anche i tombaroli al servizio della mafia, con i reperti archeologici rubati immessi in circuiti illegali internazionali.  La Direzione investigativa antimafia ha confiscato beni per dieci milioni di euro appartenenti a un noto commerciante internazionale di opere d'arte e reperti di valore storico-archeologico di Castelvetrano (Trapani) perché accusato di avere legami con le cosche mafiose

Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta della Procura di Palermo, riguarda un ingente patrimonio mobiliare, immobiliare e societario. I beni erano stati oggetto di sequestro nel 2017. C'è anche il settecentesco Palazzo dei Principi Tagliavia-Aragona-Pignatelli di Castelvetrano.

L'uomo, in passato, è stato titolare anche di imprese operanti in Sicilia in diversi settori commerciali: dalla vendita di cemento alla produzione e distribuzione di generi alimentari e di olio d'oliva. Le indagini condotte dalla Dia, sotto il coordinamento della Procura di Palermo, "hanno dimostrato che per oltre un trentennio l'uomo avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti, molti dei quali trafugati clandestinamente nel più importante sito archeologico di Selinunte da tombaroli verosimilmente al servizio di Cosa nostra". "Emblematico", secondo la Dia, è risultato il ruolo del mercante d'arte nella custodia di migliaia di reperti archeologici risultati provenienti da furti, scavi clandestini e depredazioni di siti, stipati in cinque magazzini individuati a seguito di rogatoria internazionale nella città elvetica di Basilea.

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