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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Marito e moglie si ritrovano nel reparto Covid: Rosa e Giuseppe riescono finalmente a tenersi per mano

Il personale dell’ospedale ha fatto in modo che potessero vedersi, anche se solo per pochi minuti: l’emozionante incontro tra i due coniugi, sposati da sessant’anni, ripreso in un video

Insieme da sessant’anni, Rosa e Giuseppe sono stati divisi soltanto dalla pandemia. Ricoverati dopo essere stati colpiti da Covid-19 nello stesso ospedale, non potevano però incontrarsi. A questo ha posto rimedio il personale della struttura, il San Filippo Neri di Roma, che ha permesso che i due si rivedessero e potessero stringersi la mano, anche se appena per pochi minuti.

Giuseppe e Rosa, ottantadue anni lui e ottanta lei, si sono quindi ritrovati. La speranza è che quando per loro questo incubo sarà finito, potranno tornare ad abbracciarsi come hanno sempre fatto. Il momento del loro incontro è stato immortalato in un video, tra gli applausi e la commozione degli operatori sanitari presenti nel reparto.

Rosina e Giuseppe ricongiunti in ospedale

“Il signor Giuseppe sin primo giorno di ricovero si è subito preoccupato per la moglie Rosina, ha sempre chiesto di lei. Quando ci ha detto che anche lei era ricoverata nel nostro ospedale oltre al nome ci ha anche detto che era una bella signora dai capelli bianchi”, racconta Nicola De Marco, uno degli infermieri del reparto Covid, a FrosinoneToday. “Ci siamo messi subito alla ricerca e non appena individuata le abbiamo portato il saluto e il bacio dell'amato. Non posso descrivervi con quanta commozione e quanto amore il signor Giuseppe ci parla della compagna di vita. Sente molto la sua mancanza. Un giorno abbiamo colto l' occasione: il signor Giuseppe doveva fare un esame radiologico e siamo riusciti a farli incontrare"

"Abbiamo situazioni identiche a quella di Giuseppe e Rosina vivono il dramma provocato dal coronavirus. Vediamo spesso i volti tristi dei pazienti e cerchiamo in tutti i modi, di dare loro oltre che alle cure necessarie a sconfiggere questo virus, anche un supporto psicologico per far si che il loro stato di salute migliori e che non si sentano soli”, dice De Marco. “A mio avviso l'infermiere deve saper curare l’aspetto relazionale e umano con il paziente, deve entrare in empatia con loro, essere in grado di dare quel sostegno umano, oltre che sanitario, che può diventare quella leva di coraggio in più - conclude Nicola -. Io cerco di esprimermi al meglio, ma vorrei sottolineare che questo è possibile solo perché ho alle mie spalle ho un team (Covid 1 del San Filippo Neri, reparti di PneumoCovid e Utir) formidabile, professionale e affiatato che mi trasmette sicurezza”. 

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