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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città La Spezia

Fu accusata di aver ucciso il fratello per l’eredità: condannata

Una doppia sentenza emessa al termine di un processo lungo tre anni e tre mesi in cui la sorella si è sempre dichiarata innocente

Avrebbe eliminato il fratello con il preciso scopo di impossessarsi di un milione di euro come parte di una eredità che, altrimenti, non le sarebbe mai arrivata. Con questa accusa era finita a processo Marzia Corini, sorella di Marco Valerio Corini, conosciuto come l’avvocato dei vip e amico di molti calciatori. Oggi è arrivata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello del tribunale de La Spezia, che ha condannato l’imputata a 15 anni di carcere, alla totale estromissione dall’eredità del fratello e la interdizione a vita dai pubblici uffici.

A puntare il dito contro la donna era stata la Procura de La Spezia, secondo Marzia Corini, nel 2015, avrebbe approfittato delle sue competenze nel campo medico, in quanto anestesista, per somministrare al fratello, malato terminale di cancro, una dose letale di sedativo. Per il pm non ci sono mai stati dubbi che si trattasse di omicidio e in effetti i giudici liguri hanno dato ragione alla pubblica accusa. Ma uccidere il fratello non avrebbe certo consegnato alla donna il milione. Serviva anche un testamento che lo certificasse. Sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, di quello si sarebbe occupata l'avvocata ed ex collega di studio dell'uomo, Giuliana Feliciani, alla sbarra per circonvenzione d'incapace e uso di testamento falso. Sarebbe stata lei ad approfittare delle condizioni di inferiorità di Corini per “pilotare” il suo testamento, modificandolo in favore della sorella, contro le volontà dell’uomo. Feliciani è stata condannata alla pensa di 4 anni.

Una doppia sentenza emessa al termine di un processo lungo tre anni e tre mesi dove Marzia Corini ha sempre professato la propria innocenza. Marco Corini morì il 25 settembre 2015, giorno in cui aveva programmato un incontro nella sua casa di Ameglia (La Spezia) col notaio per precisare le sue volontà. Non un caso secondo l’accusa, convita che fosse intervenuta prima la sorella con una dose letale di Midazolam, sedativo che Marzia Corini non ha mai negato di aver somministrato, ma ha sempre sostenuto di averlo fatto per alleviare le sofferenze a fronte della morte imminente del fratello e nel rispetto dei protocolli sanitari. I giudici comunque hanno dichiarato la falsità materiale del testamento del 18 settembre 2015, modificato il 29 settembre, appunto 4 giorni dopo la morte dell’avvocato dei vip.
 

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