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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Omicidio Luca Varani, la confessione di Manuel Foffo: "Adescato con 120 euro"

"Volevamo vedere l'effetto che fa", ha detto il giovane arrestato insieme a Marco Prato

La trappola perfetta, poi la mattanza. "Volevamo uccidere qualcuno. Volevamo vedere l'effetto che fa".

Così Manuel Foffo, il 30enne responsabile, insieme a Marco Prato, 29 anni, dell'omicidio di Luca Varani ha confessato quanto accaduto venerdì in un appartamento del quartiere Collatino di Roma. "Avevamo il desiderio di fare del male ad una persona qualsiasi". Prato ha pensato di chiamare Luca Varani. Così lo hanno adescato con la promessa di 120 euro: "Preciso che Luca era un ragazzo che si prostituiva. Ci siamo trasformati in animali". L'accusa formulata dal pm Francesco Scavo nei confronti dei due giovani è di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà, le sevizie e i futili motivi.

IL RACCONTO SHOCK - Nel verbale dell'interrogatorio, Foffo racconta di aver ucciso Varani "utilizzando due coltelli e un martello. Entrambi abbiamo partecipato all'omicidio utilizzando le armi citate. Ricordo di aver utilizzato il coltello per colpire Luca al collo. Anche se non ricordo bene, credo di averlo compito anche in altre parti del corpo. Non lo abbiamo mai colpito contemporaneamente. Ricordo solo che la morte è sopravvenuta dopo molto tempo e Luca ha sofferto molto". Il giovane, quindi, riferisce che "sia io che Marco eravamo molto provati dall'uso prolungato di cocaina e quindi non più lucidi": i due, infatti, da mercoledì 2 marzo hanno "più volte chiamato lo spacciatore che ci portava la sostanza. Non so essere preciso sui grammi acquistati, ma posso quantificare in circa 1.500 euro il denaro speso".

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Poi la ricostruzione della progettazione del delitto: "La mattina del 4 marzo Marco ha mandato un messaggio WhatsApp a Luca. Eravamo in sala attorno al tavolo. Ricordo però che prima di questo evento siamo usciti in macchina e ricordo che avevamo il desiderio di fare del male a una persona qualsiasi. Questa cosa è maturata nelle nostre menti nella notte di giovedì. Quando eravamo in macchina non abbiamo portato a termine la nostra intenzione di fare del male a una persona in quanto non abbiamo trovato nessuno. Lo avremmo forse fatto se avessimo trovato quella persona". Quindi, quando Varani è arrivato a casa, "c'è stato quasi un tacito accordo tra me e Marco". Dopo avergli versato un medicinale nel bicchiere, "Luca è andato in bagno e si è sentito male. Qui Marco lo ha aggredito e ricordo che gli ha detto che sia io che lui avevamo scelto che lui doveva morire".

LA RICOSTRUZIONE - Manuel Foffo, ascoltato dal magistrato, ha ricostruito la brutale uccisione perpetrata insieme all'amico Prato. Un racconto che gli inquirenti reputano attendibile. Stando a quanto si apprende, la vittima sarebbe stata colpita con coltelli e oggetti contundenti. Varani, invitato in casa con il pretesto di una festa con alcol, droga e sesso, sarebbe stato immediatamente messo in condizioni di non poter reagire o di gridare. Foffo e Prato, che avrebbero agito semplicemente perché "intenzionati a uccidere qualcuno", si sarebbero quindi accaniti sul corpo del ragazzo, torturandolo. I due, inoltre, prima di smettere avrebbero anche tentato di "ripulire" la scena del delitto, gettando in un cassonetto gli abiti della vittima e il suo telefono cellulare. Secondo quanto si apprende, i vicini di casa non avrebbero sentito rumori o grida provenire dall'appartamento. Questa circostanza troverebbe riscontro nel fatto che Varani sia stato subito ridotto all'impossibilità di reagire o di parlare dai suoi aguzzini. Dopo l'uccisione, i due sarebbero rimasti per alcune ore in casa insieme al cadavere. Solamente sabato mattina, incontrando il padre in occasione del funerale dello zio, Foffo avrebbe confidato l'accaduto al genitore e poi ai carabinieri.

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