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Venerdì, 29 Marzo 2024
CRONACA / Milano

Stermina la famiglia e va a vedere la partita: "Mi ero invaghito di una collega"

Ha confessato Carlo Lissi, il marito di Cristina Omes, la donna trovata sgozzata con i suoi due figli in una villetta di Motta Visconti, nel milanese. L'uomo: "Ero invaghito di un'altra, voglio il massimo della pena"

MILANO - Erano diventati un intralcio, un ostacolo, per il suo nuovo amore. Così, ha deciso di liberarsene una volta per sempre. Ha confessato Carlo Lissi, trentuno anni, marito di Cristina Omes, la donna trovata sgozzata con i suoi due figli in una villetta di Motta Visconti nel milanese. E' stato lui a sterminare la sua stessa famiglia, divenuta un inutile obbligo da quando si era invaghito - come lui stesso ha ammesso - di una collega di lavoro che mai aveva ricambiato il suo amore. Quindi, la follia. Sabato sera l'uomo ha afferrato un coltellaccio da cucina, ha ucciso i suoi due piccoli - di cinque anni e venti mesi - e sua moglie. Poi, si è lavato, ha gettato l'arma del delitto in un tombino ed è uscito per andare al pub a guardare Inghilterra-Italia. 

L'uomo, ha dichiarato il generale Maurizio Stefanizzi, ha confessato nella notte e dopo essere scoppiato in lacrime ha sussurrato "Voglio il massimo della pena". Lissi era già stato fermato nella tarda serata di ieri quando tutti gli indizi avevano portato a lui. La violenza dell'omicidio aveva fatto escludere la possibilità di una rapina finita nel sangue. L'assenza dell'arma del delitto dalla scena del crimine aveva cancellato dalle probabilità l'omicidio-suicidio. L'unico nel mirino era rimasto lui. 

Il provvedimento era stato firmato alle tre di lunedì mattina dai magistrati di Pavia, Gustavo Cioppa e Giovanni Benelli. Erano state troppe le incongruenze nelle testimonianze dell'uomo che aveva raccontato ai carabinieri di aver ritrovato i cadaveri della sua famiglia una volta rientrato a casa dopo la partita Italia-Inghilterra. 

I racconti dell'uomo, però, non avevano convinto gli inquirenti. Il fatto che nella strage non fosse stato risparmiato neanche il più piccolo dei due bambini, di appena venti mesi, aveva reso meno credibile la pista esterna, di una rapina finita male. Il mancato ritrovamento del coltello usato per la mattanza nelle immediate vicinanze di uno dei cadaveri aveva di fatto cancellato l'ipotesi di un omicidio-suicidio ad opera della donna. Le incertezze nella ricostruzione dei fatti dell'uomo avevano fatto il resto. 

Lissi era già stato sentito nella notte di domenica, poco dopo l'allarme. Poi, dopo qualche ora di interrogatorio, era stato rimandato a casa. Almeno fino a quando gli inquirenti avevano confrontato le sue parole con quelle di amici e testimoni e con i primi riscontri scientifici e medico legali emersi dalla scena del delitto. Dopo un pressante interrogatorio, il passo avanti nelle indagini con il fermo dell'uomo. E la macabra confessione. 

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