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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città Brescia

Uccise i suoi due bambini per vendetta: "Voleva far soffrire l'ex moglie"

Parla di "vendetta disumana" la Corte d'Assise d'appello di Brescia, che ha depositato le motivazioni della sentenza nei confronti di Pasquale Iacovone, condannato all'ergastolo

BRESCIA - E' stato confermato l'ergastolo per Pasquale Iacovone, l'assassino dei due piccoli Andrea e Davide, i fratellini di Ono San Pietro bruciati vivi mentre dormivano. Fu il papà ad innescare l'incendio. La mattina del 16 luglio 2013, dopo aver soffocato i suoi bambini - Andrea e Davide avevano 13 e 9 anni - nell’appartamento in provincia di Brescia in cui viveva, "Iacovone ha appiccato il fuoco in base a un piano organizzato per tempo". 

"ODIO NEI CONFRONTI DELL'EX" - Nulla fa più pensare all'ipotesi dell'omicidio-suicidio: il 43enne avrebbe addirittura cercato di allontanarsi, sano e salvo, prima di essere colpito dall'inaspettata deflagrazione. Un piano che secondo i giudici della Corte d'Assise d'appello di Brescia sarebbe stato studiato nei minimi dettagli, premeditato a lungo: nella sentenza di ergastolo confermata in appello si legge di come Iacovone fosse spinto da “un odio e un rancore inaudito” nei confronti della moglie e mamma dei due bambini, Erica Patti, “tormentata e molestata” per più di un anno. Voleva vendicarsi ad ogni costo di una storia finita male: Iacovone avrebbe “deliberatamente voluto provocarle un'ultima e definitiva sofferenza: uccidere i figli e assaporare il gusto tremendo di vederla soffrire, anche di fronte ai corpi straziati e carbonizzati dei figli”.

Un movente “atroce e disumano”, per un duplice omicidio “commesso con premeditazione e accurata preparazione”. Era il luglio del 2013: i due bimbi, di 9 e 13 anni, vengono soffocati con un cuscino. La loro camera da letto viene riempita di benzina, poi l'incendio innescato con un accendino. I due bimbi muoiono carbonizzati, nella casa di mamma a Ono San Pietro. Iacovone viene trovato ancora vivo, con ustioni sul 90% del corpo: nessun omicidio-suicidio per la sentenza in appello, perché "doveva vedere la compagna in faccia per godere della sua sofferenza", ma sarebbe stato “sorpreso” dall'esplosione “mentre stava uscendo, verso la porta-finestra”.

Tutto sul caso di Ono San Pietro su BresciaToday

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