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Giovedì, 25 Aprile 2024
Torre Annunziata / Napoli

Operaio ucciso dall'amianto nel cantiere navale, risarcimento da un milione di euro

Condannate Fincantieri spa e Sait, aziende per le quali aveva lavorato. L'uomo ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri tossiche

Il giudice del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata ha condannato Fincantieri spa e Sait spa al risarcimento di un milione di euro per la morte di un operaio, scomparso il 5 marzo 2016 per mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto. Lo rende noto l'Osservatorio nazionale amianto (Ona). Per il presidente, l'avvocato Ezio Bonanni, si tratta di una "sentenza storica per i lavoratori che sono stati negli anni a contatto con la fibra killer nella cantieristica navale". 

In un primo momento, ricostruisce la vicenda l'Ona, "l'Inps aveva riconosciuto soltanto trentamila euro a titolo di rendita indennitaria. Il giudice Dionigio Verasani, invece, ha condannato al risarcimento entrambe le aziende per le quali ha lavorato l'ex dipendente, che ha ritenuto responsabili in solido per il decesso dell'uomo. Una storia simile a tante altre, purtroppo, quella dellì'operaio di Castellammare di Stabia, che ha lavorato tra il 1963 al 1995 per un'azienda, la Sait, alla quale la Fincantieri si rivolgeva spesso per impegnarne gli operai. L'uomo ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri di amianto". 

Nella sentenza, spiega Ona, "si legge che l'ambiente di lavoro era al chiuso, all'interno dell'unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l'intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi. Le attività che svolgeva determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell'aria. Inoltre è stato dimostrato, anche grazie a numerose testimonianze di altri operai che lo hanno affiancato negli anni, che il lavoro veniva svolto sempre senza strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale. In particolare - sottolinea il giudice - fu privato di maschere protettive che potessero in qualche modo evitare, ovvero diminuire, l'inalazione di polveri e fibre di amianto". 

L'Osservatorio nazionale amianto lancia l'allarme: "Purtroppo il numero dei casi di mesotelioma e di altri tumori dell'amianto sono in continuo, crescente, aumento nella regione Campania, come nel resto d'Italia provocando più di 7mila decessi. Ed è per questo che l'Ona sta contribuendo a realizzare la mappatura con l'app amianto 'https://app.onanotiziarioamianto.it/' e già da tempo ha istituito, oltre quella legale, un servizio di assistenza sanitaria per coloro che hanno ricevuto la diagnosi di mesotelioma".

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