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Venerdì, 19 Aprile 2024
Migranti

Portate con l'inganno a Lampedusa, finivano costrette a fare le prostitute

Le donne vittime dell'organizzazione arrivano dall'Africa e dopo essere state "smistate" in vari centri d'accoglienza d'Italia sono finite sulla strada

Operazione “Voodoo” è il nome dell’operazione con la quale i carabinieri di San Benedetto del Tronto hanno debellato un’associazione per delinquere, di matrice nigeriana, finalizzata al reclutamento di giovani donne connazionali, prelevate con l’inganno dalle terre d’origine e costrette a prostituirsi sul suolo italiano. Dalle prime luci dell’alba i militari dell’Arma hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di soggetti residenti nelle provincie di Ascoli Piceno, Ravenna, Roma e Brindisi, emessa dal gip del Tribunale di Agrigento, Ottavio Mosti, su richiesta del procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, e del sostituto Salvatore Vella.

Associazione per delinquere, favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Queste le pesanti accuse contestate dall’Autorità giudiziaria a Destiny Obuh, soprannominato “Bros Happy”, nigeriano di 32 anni; Uche Obuh, 24 anni, nigeriana domiciliata a Ravenna, soprannominata “Vera”; Bridget Owanlengba, nigeriana di 26 anni; Famous Erengbo, nigeriano di 38 anni, residente a Castel Di Lama (Ascoli Piceno), soprannominato "Pape"; e Endurance Obuh, nigeriano di 28 anni, domiciliato a Roma. Sono in corso le ricerche nei confronti di altri componenti dell’associazione a delinquere, al momento latitanti.

Le indagini sono state avviate nell’agosto del 2011, a seguito del presunto sequestro di una giovane nigeriana da parte di alcuni membri del sodalizio criminale. La giovane donna, dopo essere sbarcata a Lampedusa, aveva trovato temporaneo rifugio in un centro di accoglienza dell’hinterland di San Benedetto del Tronto, dopo essere stata trasferita dall’organizzazione criminale sul suolo italiano, attraverso la frontiera marittima di Lampedusa. Tappa finale della giovane era la città di Ravenna, ove era stata destinata a prostituirsi per le strade periferiche della città per ripagare il costo del viaggio in Italia anticipato dall’organizzazione criminale e ammontante a più di 20mila euro. 

Le indagini, avviate dai militari del Nucleo operativo dei carabinieri di San Benedetto del Tronto, inizialmente sotto la direzione del sostituto procuratore Carmine Pirozzoli, della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, consentirono in breve tempo di localizzare la vittima, a seguito di attività d’intercettazioni e di pedinamenti, che fece delle prime dichiarazioni sui soggetti che avevano organizzato il suo viaggio in Italia, attraverso la frontiera di Lampedusa. 

Questo episodio costituì la genesi di una complessa attività investigativa, resa difficoltosa non solo per l’idioma linguistico regionale utilizzato durante le conversazioni intercettate ma anche per la scarsa collaborazione ricevuta dalle vittime, terrorizzate dalla “ritualizzazione voodoo” a cui erano state sottoposte in Nigeria, prima di giungere in Italia, attraverso la direttrice Nigeria- Niger- Libia-Lampedusa. 

I militari del Nucleo operativo di San Benedetto del Tronto, successivamente coordinati dalla Procura della Repubblica di Agrigento competente territorialmente e coadiuvati dagli investigatori del Reparto operativo del Comando provinciale di Agrigento, sono riusciti a documentare le strategie gestionali dell’organizzazione, che prevedevano il reclutamento in madrepatria e il successivo viaggio verso l’Italia, attraverso il deserto con tappa intermedia in Libia, ove altri membri dell’organizzazione erano deputati all’accoglimento delle ragazze e alla loro temporanea sistemazione, prima dell’imbarco per l’Italia. Spesso in territorio africano le ragazze venivano già sfruttate sessualmente, e sottoposte a violenze fisiche e sessuali.

Giunte a Lampedusa, le malcapitate venivano smistate in strutture di accoglienza nel territorio italiano. Una volta ottenuti i documenti temporanei di soggiorno sul territorio nazionale, attraverso l’interessamento di altri membri del gruppo criminale, le vittime venivano “recuperate” dalle diverse città dove si trovavano dal braccio operativo dell’associazione per essere poi utilizzate e sfruttate come prostitute di strada nella provincia di Ravenna. 

Le condotte criminali contestate agli indagati rientrano a pieno titolo nel fenomeno criminale noto come “Human Trafficking”, che in Europa è il secondo crimine organizzato per diffusione. Si valuta che il traffico di esseri umani per lo sfruttamento sessuale in territorio europeo genera alle organizzazioni criminali circa 19 miliardi di euro annui di fatturato complessivo. 

Quello di matrice nigeriana è un traffico ben organizzato e, in genere, si concentra attorno a una figura femminile chiamata "Maman", che ha un ruolo chiave nel convincere le giovani donne a lasciare la loro casa in Nigeria per recarsi in Italia. Le malcapitate sono convinte con l'inganno e sempre utilizzando le pratiche voodoo, miste a minacce e violenze, che hanno una grande presa sulle giovani e sulle loro famiglie. Nella operazione di oggi è stato accertato che questo ruolo centrale era svolto invece da uno “stregone”, padre di due degli indagati, che tutt’ora risiede in Nigeria.

La struttura criminale di matrice nigeriana è agevolata dal fatto che le malcapitate sono facilmente controllabili e gestibili, anche a distanza, grazie ai riti voodoo a cui era state sottoposte e alle continue minacce dell’organizzazione di attuare ritorsioni violente ai danni dei componenti delle loro famiglie, che vivono in poveri villaggi nel Paese di origine, nel caso in cui non pagano i debiti di viaggio con i proventi della prostituzione.

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