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Venerdì, 19 Aprile 2024
Città Reggio Calabria

Ragazzo picchiato dal branco: in 20 contro 1 con caschi e sedie

Il pestaggio è stato ripreso con un telefono cellulare e il video è diventato virale. La vittima è stata ascoltata a lungo dagli inquirenti

Una vittima, almeno venti aggressori. Un violento pestaggio è stato compiuto sul lungomare di Reggio Calabria ai danni di un ragazzo poco più che maggiorenne. Lʼepisodio è accaduto nella notte tra sabato e domenica, ed è stato reso noto con un post pubblicato su Facebook dal sindaco, attualmente sospeso, Giuseppe Falcomatà. Nelle immagini postate dal sindaco si vede la vittima seguita e accerchiata, colpita ripetutamente con pugni, calci, caschi da motociclista e perfino sedie di plastica. Gli aggressori sembrano suoi coetanei, se non più piccoli.

Sull'episodio sta indagando la polizia. Gli inquirenti hanno già ascoltato a lungo la vittima ma le sue parole non sarebbero servite a fare luce sul perché di tanta violenza o sui nomi. 

"Questa non è la nostra città, non è la Reggio Calabria che conosciamo. Ai ragazzi protagonisti di questo video vorrei dire vergogna perché quella che si vede non è semplicemente una rissa, ma un vero e proprio pestaggio, tutti contro uno". Scrive il sindaco Giuseppe Falcomatà a corredo delle immagini. "Il nostro Lungomare, in questi giorni - afferma - è teatro di tante iniziative ed eventi. Concerti, momenti di svago e di divertimento. Eppure c'è chi sembra non gradire e preferisce trascorrere il tempo in questo modo. Scene già viste, purtroppo. Evidentemente i messaggi educativi non bastano mai. Ho sempre sostenuto che il compito delle istituzioni ed in generale delle agenzie educative è quello di capire i motivi di questi episodi e di comprendere il disagio profondo che nascondono. Ma a volte c'è poco da capire: evidentemente c'è chi, seppur giovanissimo, sceglie proprio di esprimersi in questo modo barbaro, attraverso la violenza. Questa - dice ancora il sindaco sospeso - non è la nostra città, non è la Reggio Calabria inclusiva, tollerante, del dialogo e del rispetto delle regole, per la quale lavoriamo ormai da tanti anni. Non si dica che ci vogliono le telecamere o i controlli perché si tratta esclusivamente una questione di educazione. E allora, più che ai ragazzi, io mi rivolgerei ai loro genitori: se io riconoscessi mio figlio in quelle immagini non ci penserei due volte ad accompagnarlo in questura". 

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