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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Cerca di uccidere la moglie incinta: lei si salva grazie al traduttore di Google

Il calvario di una ragazza di 26 anni. Così gli agenti hanno capito che aveva bisogno d'aiuto

Picchiata dal suo compagno nonostante lei fosse all'ottavo mese di gravidanza. Ora è finito l'incubo di una ragazza di 26 anni, perché l'uomo - cittadino cinese - è stato arrestato dai poliziotti di Comasina (Milano) con le accuse di tentato omicidio, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua compagna, sua connazionale. I riflettori sul 35enne si sono accesi a metà ottobre, quando la vittima è entrata in Commissariato terrorizzata. Alle tre di notte, la giovane si è presentata dai poliziotti e ha cercato di spiegare, con l'aiuto di Google Translate, che il suo convivente l'aveva appena picchiata nonostante lei fosse incinta all'ottavo mese. Poco dopo, nella stessa stanza è arrivato anche l'uomo, che - in un italiano perfetto - ha detto agli agenti che tra loro c'era stato solo un litigio e ha convinto la 26enne a tornare a casa con lui.

In strada, però, un poliziotto ha visto dalle telecamere di sorveglianza che la vittima si era letteralmente aggrappata al cancello del Commissariato per non farsi portare via. Una volta raggiunta, la ragazza ha scritto sul suo cellulare - su Google Translate - "Io non voglio tornare a casa con quest'uomo". A quel punto, la giovane si è finalmente convinta a sfogarsi e si è aperta con gli agenti. Così, la ragazza ha raccontato che era andata a convivere con quell'uomo in un appartamento in Comasina subito dopo che lui era uscito dal carcere, dopo una condanna per un omicidio nel 2005.

Abusa della moglie e picchia la figlia di un anno perché è femmina 

A inizio 2018, poi, lei era rimasta incinta e da quel momento in poi erano iniziate le violenze e le minacce, scrive MilanoToday che ricostruisce la storia. L'ultimo episodio, dopo altre due brutali aggressioni, era avvenuto proprio la notte in cui lei era fuggita e aveva chiesto aiuto. Il 35enne l'aveva presa a pugni in faccia e quando lei si era chiusa in bagno, aveva sfondato la porta, l'aveva trascinata per i capelli e aveva cercato di soffocarla con un cuscino e poi di strangolarla. I poliziotti hanno quindi condotto una velocissima indagine e in pochi giorni hanno ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Neanche a San Vittore, però, il 35enne si è arreso. Stando a quanto accertato dagli investigatori grazie a una telecamera nascosta nella saletta colloqui del penitenziario, lui, i suoi genitori e un vecchio amico conosciuto in carcere avrebbero più volte cercato di convincere la donna a cambiare versione dei fatti, minacciandola anche che i servizi sociali le avrebbero tolto il bimbo. Il piccolo, invece, nei giorni scorsi è nato e sta bene e, al momento, si trova in una comunità protetta insieme alla sua mamma. L'aguzzino, sottoposto al giudizio immediato, è stato condannato a quattro anno e mezzo di carcere. 
 

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