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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città Palermo

Va in giro per 23 giorni senza sapere di essere positiva, poi la scoperta: "Nessuno aveva inviato il referto del tampone"

Il caso a Palermo. A denunciare tutto il padre di una ragazzina di 14 anni che dopo tre settimane si è recato di persona negli uffici della Asp. Solo allora è venuto a conoscenza dell'esito del test."Non potevo crederci, e ci stupiamo che ci siano tutti questi casi?"

È venuto a conoscenza della positività della figlia al coronavirus ben 23 giorni dopo il tampone perché la Asp (l’azienda sanitaria provinciale) si era dimenticata di inviare il provvedimento. A denunciare l’episodio è il padre di una ragazzina di 14 anni, affetta tra l’altro da una rara patologia. Il test era stato effettuato il 25 novembre, ma l’esito del referto non era mai stato inviato. Il papà nel frattempo era tranquillo perché, stando alla sua versione, gli era stato detto "che se avessero tardato più di qualche giorno voleva dire che il risultato sarebbe stato quasi sicuramente negativo". E invece dopo tre settimane, trovandosi dalle parti di Villa Sofia, a Palermo, è andato negli uffici del Dipartimento prevenzione dell'Asp dove avevano processato i loro tamponi per chiedere lumi sugli accertamenti che lui, i due figli e la madre avevano fatto. "Ebbene ho scoperto che mia figlia, che ha 14 anni e una rara patologia, era positiva. Non avendo sintomi, a parte una leggera tosse durata poco, non abbiamo fatto nulla e lei qualche volta è anche uscita da casa". Non sapendo della positività, la ragazzina si è ovviamente comportata come se fosse negativa.

Scrive PalermoToday:

«Secondo quanto ricostruito l’uomo e il resto della famiglia sono andati a fare un tampone alla Fiera del Mediterraneo lo scorso 25 novembre: “I quattro tamponi rapidi sono risultati negativi - aggiunge - ma avendo avuto un caso in famiglia hanno preferito fare a mia figlia, data la situazione, anche quello molecolare. Da allora però non abbiamo avuto notizie sui test. Dopo 23-24 giorni mi sono recato negli uffici del Dipartimento, ho fornito i miei estremi all’addetto che poi mi ha detto: ‘Ah, sua figlia era pure positiva ma non abbiamo avvisato né inviato il provvedimento’. Non potevo crederci". La comunicazione che avrebbe fatto scattare l’isolamento, aggiunge ancora l’uomo, è stata inviata quel pomeriggio stesso».

Una negligenza che sarebbe potuta costar cara ai familiari, anche se alla fine tutto si è risolto per il meglio. "Mi hanno messo in copia e dunque ho potuto constatare con i miei occhi ma in quella data erano passate più di tre settimane. Mi hanno prenotato un tampone di controllo, programmato per sabato scorso, e sono venuti a casa per eseguirlo. L’hanno fatto sia a mia figlia che alla mamma, ma alla fine fortunatamente sono risultate entrambe negative. Mi chiedo come possono accadere queste cose? Capisco la mole di lavoro e non voglio colpevolizzare nessuno, però vuol dire che qualcosa non funziona, quantomeno sotto il profilo delle comunicazioni. E ci stupiamo del fatto che ci siano tutti questi casi?".

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