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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'interprete non riesce a tradurre l'inglese: salta il processo sulle acque avvelenate

È stata rinviata l'udienza per il caso del maxi inquinamento da derivati del fluoro in corso al tribunale di Vicenza. Era in calendario la testimonianza dell'avvocato americano che negli Usa aveva costretto alla resa un colosso della chimica. La consulente per la traduzione però non era nelle condizioni di svolgere la sua funzione: ed è polemica

Il 22 maggio a Vicenza era in programma una delle udienze più importanti nell'ambito del processo penale per disastro ambientale che ruota attorno al maxi inquinamento da derivati del fluoro, i Pfas, addebitato alla Miteni di Trissino. L'udienza però attorno alle 10 del mattino è stata sospesa. L'interprete interpellata dai magistrati berici per ascoltare un teste americano infatti non è stata in grado di procedere con la traduzione simultanea. Così fra mille polemiche e molti risolini è stato deciso il rinvio al 25 maggio alle ore 9 del mattino.

Più nel dettaglio nel palazzo di giustizia a Borgo Berga era prevista una udienza clou del processo Miteni. Processo che vede come imputati una quindicina di manager italiani e stranieri accusati di gravi reati ambientali addebitati alla industria chimica dell'Ovest vicentino, oggi fallita. Per l'appunto sul calendario era cerchiata in rosso la testimonianza di Robert Bilott. È l'avvocato che negli Usa aveva costretto la multinazionale DuPont-Chemours a venire a patti con le parti lese grazie a un maxi accordo transattivo da 670 di milioni di dollari. Oltreoceano il procedimento era stato avviato su richiesta dei danneggiati a causa della contaminazione da Pfas riscontrata tra Ohio e West Virginia.

L'esito di quella lite giudiziaria aveva fatto così clamore che Hollywood, basandosi su quella storia, qualche anno fa aveva dato vita al film "Cattive acque": pellicola che aveva reso il legale, nato nello stato di New York il 2 agosto 1965, "una sorta di star". Anche perché in quel film Bilott recita pure in un cameo. La testimonianza dello stesso Bilott era molto attesa dal momento che il noto esperto di diritto ambientale avrebbe potuto fornire eventuali spunti sulla esistenza di conoscenze sulla nocività dei Pfas (composti artificiali impiegatissimi nei più svariati settori industriali), condivise tra la Miteni e la stessa multinazionale DuPont.

Poco dopo l'inizio "della escussione di Bilott", la consulente chiamata dalla corte d'assise, "assai correttamente" secondo molti esponenti del fronte ambientalista presenti in aula, ha messo le mani avanti. Spiegando al giudice che sin dall'inizio del dibattimento presiede la corte d'assise, la dottoressa Antonella Crea, di non essere in grado di procedere con traduzione simultanea. Per vero proprio durante le battute iniziali erano state per prime le difese, anche col sostegno della propria consulente di parte, a far notare come la traduzione stesse scricchiolando in maniera "per nulla compatibile col processo". E così mentre gli avvocati degli imputati non nascondevano un po' di stizza e un po' di sarcasmo, tra i presenti, giornalisti, corrispondenti, fotografi e cameraman inclusi è calato il gelo.

Ma come si può spiegare una défaillance del genere? Da quanto è stato possibile ricostruire la traduttrice inizialmente designata, con ogni probabilità iscritta all'elenco dei consulenti accreditati dal Tribunale di Vicenza, avrebbe dato forfait. A questo punto gli uffici giudiziari, dopo uno o due ulteriori tentativi andati a vuoto, avrebbero chiesto a una delle professioniste impossibilitate a presenziare "un nominativo per una sostituzione al volo". Una volta contattata "l'ultima scelta", che si occupa però  principalmente di inglese commerciale, non sarebbero stati forniti a quest'ultima i contorni precisi della vicenda processuale oggi a dibattimento.

Vicenda che richiede competenze specifiche non solo in materia di traduzione simultanea, ma pure un expertise "in ambito forense e ambientale". A quel punto la dottoressa Crea ha sospeso la seduta "per decidere come procedere". Esattamente non si sa che cosa sia successo nel chiuso degli uffici di Borgo Berga. Tuttavia l'imbarazzo della giudice Crea e della giudice a latere Chiara Cuzzi, per non parlare dei giurati, è stato subito palpabile. Fuori dall'aula poi le critiche severe nei confronti del tribunale non si sono fatte attendere. Attorno alle 11,30 la dottoressa Crea non ha potuto che prendere atto della impossibilità di procedere aggiornando l'udienza al 25 maggio: giorno in cui la corte dovrebbe disporre di un professionista adatto alla circostanza.

"Sono basita. Siamo basiti tutti. È così che funziona la giustizia? Che figura ci facciamo davanti ai media nazionali ed europei che da mesi seguono il processo?". Così si è espressa a udienza chiusa la consigliera regionale veneto di Europa verde Cristina Guarda presente in aula. «Mi sono sentito mortificato» le ha fatto eco Piergiorgio Boscagin, presidente della sezione Perla blu - Legambiente di Cologna veneta che è tra le parti civili. La contaminazione infatti non è solo vicentina: tutt'altro. Ha colpito in primis tra Veronese, Vicentino e Padovano tutto il Veneto centrale, ma pure Rodigino e Veneziano. Si parla di una popolazione potenzialmente esposta di 350-400mila persone: "sette-otto volte tanto quanto accaduto negli Usa".

Scuro in volto era anche Giampaolo Zanni, segretario per il Vicentino della Cgil di Vicenza che è pure tra le parti civili. "Esprimo solo l'auspicio che il processo prosegua per fare piena luce su quanto accaduto e per fare piena luce sulle responsabilità, superando una giornata, quella di oggi - rimarca il segretario ai taccuini di Vicenzatoday.it - che ha fatto emergere una grave lacuna del nostro prezioso sistema giudiziario. Il quale - conclude Zanni - andrebbe messo nelle condizioni di meglio svolgere il suo fondamentale compito".

Cucita è stata invece la bocca di Bilott che tra l'altro è atteso in questi giorni come ospite in un ciclo di conferenze sul caso Pfas. L'unico aggettivo che sarebbe sfuggito al legale mentre tutti andavano a casa sarebbe stato «interessante»: con un riferimento evidente quanto sardonico a quanto capitato aula.

Altri attivisti invece parlavano apertis verbis "di situazione incredibile, di interprete  scelta all'ultimo momento dalla corte quando invece si sarebbe dovuta cercare per tempo una persona adatta alla situazione". Parole precise cui si sono aggiunte quelle di chi ha preconizzato la necessità di inoltrare "una doglianza al ministero della Giustizia". Ma che cosa pensa di quanto accaduto il presidente facente funzione del tribunale vicentino ovvero Lorenzo Miazzi? Chi scrive ha contattato quest'ultimo per un parere al riguardo. Tuttavia dal dottor Miazzi, almeno per il momento, non è giunto alcun commento.

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