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Sabato, 20 Aprile 2024
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Avvelenato dai sicari pagati dalla compagna: 4 arresti a Catania

La compagna Barbara Bregamo sarebbe la mandante dell'uccisione dell'imprenditore Santo Giuffrida, avvenuta tra il 9 e il 10 dicembre 2002 tramite un'iniezione di veleno e poi il soffocamento. La donna avrebbe poi inscenato la morte naturale del compagno

Quattro arresti per l'omicidio dell'imprenditore Santo Giuffrida avvenuto tra il 9 e il 10 dicembre 2002. La Procura di Catania ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Barbara Bregamo, Francesco Giuseppe Indorato, Antonio Zuccarello e Alfio Maugeri. Proprio la donna, compagna di Giuffrida secondo gli inquirenti sarebbe stata la mandante di un tentato omicidio aggravato commesso il 21 gennaio 2001 a Misterbianco da Indorato che tentò ad accoltellare l'uomo, senza però ucciderlo e dell'uccisione avvenuta tramite un'iniezione di veleno e il soffocamento.

La morte di Santo Giuffrida infatti era stata finora attribuita ad un infarto fulminante, ma, le dichiarazioni rese nel corso del 2016 dal neo-collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, hanno consentito di far luce su un efferato omicidio fino ad ora dissimulato come morte naturale. Cavallaro ha, nella sostanza, riferito di aver avuto l’incarico dalla Bregamo di uccidere il proprio compagno e di aver per questo effettuato un primo tentativo nel 2001 incaricando dell’esecuzione materiale un suo conoscente, Francesco Giuseppe Indorato che aveva aggredito con un coltello la vittima all’interno del suo garage condominiale. In tale occasione, però Giuffrida  era riuscito a scampare all’attentato restando gravemente ferito. Nessun elemento raccolto all’epoca consentiva poi di ritenere la donna coinvolta nell’accaduto e - seppure l’Iindorato veniva indagato - non venivano acquisiti ufficienti elementi per un rinvio a giudizio. 

A distanza di quasi un anno da tali fatti, tuttavia, la Bregamo  aveva richiesto nuovamente a Cavallaro l’uccisione del compagno pagando questa volta 20.000 euro ed acquistando, per lo stesso una Bmw. In questa seconda occasione l’omicidio veniva pianificato con maggior cura e, nello specifico, Cavallaro aveva coinvolto Maugeri Alfio e Antonio Zuccarello. I tre soggetti si introducevano nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre 2002 nell’abitazione di Giuffrida (con la collaborazione della convivente Bregamo) e - dopo avergli iniettato una sostanza velenosa - lo soffocavano. La Bregamo aveva inscenato successivamente la morte naturale dello stesso imprenditore senza che si ingenerassero sospetti su quanto realmente accaduto.

Le indagini, avviate sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, per ottenere i necessari riscontri alle dichiarazioni del Cavallaro sono state condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinierie dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Catania e, attraverso un’articolata serie di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione che, corroborate da molteplici attività istruttorie (sommarie informazioni di persone informate sui fatti, consulenze medico-legali ed altro) consentivano di acquisire fonti di prova dall’elevata carica probatoria; invero, si ottenevano riscontri precisi e individualizzanti in ordine alla chiamata di correità compiuta dal collaboratore di giustizia.

Al fine di indurre gli indagati a commentare il risalente fatto di reato veniva, inoltre, lasciato sulla loro autovettura un foglio di carta riportante la seguente frase: “sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”. Uno degli indagati dopo aver ricevuto il biglietto ha confessato ad un amico il delitto riferendo testualmente “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due”.

Per questi motivi, il Gip del Tribunale etneo, concordando sulla piattaforma probatoria ricostruita dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania emetteva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico per  Francesco Giuseppe Indorato (quest’ultimo indagato per il solo tentato omicidio),  Alfio Maugeri e  Antonio Zuccarello, mentre per Barbara Bregamo (madre di prole di età inferiore ai sei anni), è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari.

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