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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Non è un mostro": la storia del padre che ha sequestrato il figlio di 4 anni

L'intervista video all'amico dell'uomo che ha sequestrato il figlio di 4 anni barricandosi in casa: "Non glielo avrebbero fatto vedere per il compleanno"

"Non è mostro: voleva solo vedere suo figlio". Sono le parole di un amico del 35enne che, a Roncadelle, in provincia di Brescia, ha rapito il figlio di 4 anni barricandosi in casa dopo un incontro con i servizi sociali.

Come riporta BresciaToday, l'incubo è appena finito: dopo una lunghissima trattativa durata tutta la notte, il 35enne - che sta scontando una pena in regime di detenzione domiciliare - ha ceduto. Ha aperto la porta dell'appartamento in cui si era barricato con il piccolo, armato di una pistola scacciacani modificata per esplodere colpi veri. Poco dopo il bimbo è uscito dalla porta della palazzina in braccio ad un'educatrice, mentre l'uomo è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona. 

L'intervista all'amico

Un amico, che ha assistito ai negoziati senza prendervi però parte, sfila davanti agli obiettivi dei cronisti presenti. "Non è un mostro da piazzare in prima pagina", dice. Racconta la sua verità, e i precedenti episodi di violenza di cui il 35enne si è reso protagonista, cercando di spiegare perché l'amico ha sequestrato il figlio durante l'incontro con l'assistente sociale.

"Glielo hanno tolto dalle mani e non poteva più vederlo se non in presenza delle assistenti: hanno tirato troppo la corda e lui è andato a prenderselo. Tra qualche giorno è il compleanno del piccolo e lui voleva esserci, ma non glielo hanno concesso: è esploso e ha fatto quello che fatto", racconta. 

La precedente aggressione

Secondo quanto ricostruito, già in passato l'uomo aveva aggredito l’ex compagna e l’avvocato della donna per questioni legate proprio all'affidamento del figlio. Era il 14 novembre del 2021: armato di coltello, aveva fatto irruzione nello studio dell'avvocato della ex e l'avrebbe ferita. In quell'occasione era finito in manette per lesioni aggravate e poi sottoposto agli arresti domiciliari.

"Non è vero ciò che è stato scritto: lui non ha ferito nessuno, ha solo tirato fuori il coltello e detto che non si poteva andare avanti così, bisognava trovare un accordo. È stato massacrato: ha perso la donna, gli hanno chiuso la ditta di rivendita di auto che possedeva, gli hanno sottratto il bambino. È facile dargli la colpa di tutto: voleva essere solo lasciato in pace e vedere il figlio da solo, senza la presenza di estranei".

Le trattative

Sarebbe stata proprio questa la richiesta avanzata dall'uomo ai militari durante le interminabili ore in cui è rimasto barricato, all'interno dell'appartamento al secondo piano della palazzina di via Tien An Men, dove, prima della separazione dei genitori, aveva vissuto anche il bambino. Mentre le unità antiterrorismo ascoltavano i movimenti dietro la porta dell'appartamento, lui parlava al telefono con i negoziatori e con il suo avvocato Alberto Scapaticci, che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nelle trattative.

Il bimbo, fanno sapere i militari, non si sarebbe accorto di quanto avvenuto intorno a lui: avrebbe giocato nella sua cameretta e riposato. Presto potrà tornare tra le braccia della madre, tenuta lontana dalla palazzina per evitare che la situazione si complicasse ulteriormente: la donna è ospite da tempo di una struttura protetta. 

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