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Giovedì, 25 Aprile 2024
Città Lecce

Il sindaco sfrattato dal suo stesso comune dall'alloggio popolare: "Farò ricorso"

Succede a Otranto, nel Salento. Il primo cittadino ha sei mesi di tempo per lasciare la casa, della quale è "promissario acquirente". Il deputato M5s Leonardo Donno aveva presentato un esposto lo scorso gennaio

Sindaco sfrattato dal Comune. Succede a Otranto, nel salento, dove il primo cittadino Pierpaolo Cariddi ha ricevuto l'intimazione di sfratto da parte dell'Ufficio Affari generali del suo stesso Comune dall'alloggio popolare del quale risulta assegnatario. Si tratta di una casa nella quale ha abitato prima la nonna di Cariddi, poi sua madre, infine lui e con la famiglia e ora la figlia. "Farò ricorso nelle sedi giudiziarie competenti, probabilmente al Tar, ho affidato tutto agli avvocati. L'atto degli uffici era dovuto", ha assicurato.

Il Comune di Otranto sfratta il suo sindaco

Il sindaco di quell'alloggio è il promissario acquirente. "Si tratta di una casa di 45 metri, non stiamo parlando di una reggia'', ha detto Cariddi. ''Io mi sono trasferito quando sono subentrate esigenze diverse. Nel frattempo, precisamente dal 1999, ero diventato promissario acquirente perché quelle palazzine popolari le avevano messe in vendita. Io avevo manifestato l'interesse a comprarle dando anche un anticipo", ha raccontato.

L'Arca, l'agenzia per le case popolari (ex Iacp) "non ha mai fatto la stipula del contratto a differenza delle case popolari gemelle che sorgono accanto perché qualcuno aveva fatto piccoli abusi che ha dovuto nel tempo sanare. È stato solo quello il motivo che non ha reso possibile il completamento dell'acquisto", ha aggiunto Cariddi, che nel frattempo quella casa l'ha ristruttura "con soldi miei", così come anche gli altri assegnatari. "Ci veniva detto sempre che ormai le case erano nostre e per tanti anni le manutenzioni ce la siamo fatte a nostre spese. Eravamo arrivati alla definizione di tutto per l'acquisto", quando un deputato Cinque stelle "ha scoperto questa situazione sulle case popolari e l'ha data in pasto ai giornali. A quel punto Arca, spaventata, ha deciso di non venderla più e di fare un provvedimento di sfratto. Così forse per un altro assegnatario". Altri assegnatari invece "continuano ad avere un reddito che gli consente di rimanere e di poterla poi riscattare mentre per me hanno deciso che non ho più i requisiti. Cosa che io ritengo non giusta – ha evidenziato il sindaco - nel senso che i requisiti andavano verificati nel momento in cui mi hanno trasformato in promissario acquirente prendendo i soldi dell'anticipo. Questo è il mio punto di vista. L'Arca in uno scenario del genere, con la mia presenza, ha preferito continuare a contestarmi". Adesso la mossa successiva spetta al Comune e Cariddi, ha assicurato, "come sindaco ho sollecitato i gli uffici e il segretario comunale a procedere in modo che nessuno possa accusarmi di nulla. Poi mi difenderò nel giudizio civile, forse al Tar".

Lo sfratto è stato notificato lo scorso 10 maggio e ora, ha ribadito Cariddi, "mi posso difendere per quello che ritengo un diritto acquisito". ''Mi dispiacerebbe perdere la casa, ci ho abitato io e i miei familiari per anni, c'è anche un valore affettivo, l'ho ristrutturata due volte ma non mi straccerò le vesti se dovessi soccombere", ha concluso il sindaco. Il Comune ha dato sei mesi a partire dal giorno della notifica per il rilascio dell'appartamento.

 La vicenda era stata resa di pubblico dominio dal deputato del M5S Leonardo Donno, impegnato da tempo in una ricognizione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica nella provincia di Lecce: nel corso delle sue ricerche aveva più volte segnalato l’incidenza di occupazioni abusive e sollecitato le amministrazioni comunali interessate ad agire di conseguenza, non mancando di coinvolgere il prefetto per quanto di sua competenza. A gennaio aveva reso di pubblico dominio la circostanza per cui, tra i provvedimenti di decadenza rimasti inevasi a Otranto, uno riguardava l'attuale sindaco. "Come sempre ho detto – aveva scritto il Donno in una nota stampa - l'obbiettivo della mia battaglia non è assolutamente quello di infierire sui cittadini in difficoltà, che certamente devono essere aiutati e supportati. Gli approfondimenti che il sottoscritto ha condotto e intende continuare a condurre sono finalizzati proprio alla tutela dei più fragili, di chi subisce ingiustizie in silenzio e attende il suo turno per anni, parcheggiato in una graduatoria che non sempre è garanzia di legalità e giustizia. In tutto questo il ruolo delle Istituzioni deve essere nitido, trasparente e ben definito. E un sindaco, che io sappia, è un’istituzione. Almeno fino a prova contraria".

Il sindaco di Otranto e la casa popolare 

Nella comunicazione che il Comune di Otranto ha inviato al sindaco Cariddi ci sono i vari passaggi formali di tutta la vicenda. Nel 2017 Arca Sud aveva avviato un procedimento di decadenza nei confronti dell’assegnatario che nel 2018 aveva però chiesto il trasferimento della proprietà dell'alloggio come conseguenza dall’accettazione della proposta di acquisto, risalente al 1999. A marzo di quest'anno Arca Sud ha sollecitato la conclusione dell’iter di decadenza "per mancata stabile occupazione, per superamento del reddito e perché risultato proprietario di altro immobile in Otranto", circostanze che ne impediscono tanto l'acquisto quanto il mantenimento dell'assegnazione dell’alloggio nel quale, in un sopralluogo della polizia municipale, a febbraio, era risultata risiedere stabilmente la figlia del sindaco. Nell'ordinanza si dà anche conto del parere favorevole alla decadenza formulato ad aprile dalla commissione Erp (Edilizia Residenziale Pubblica), il cui intervento era stato richiesto proprio dall’avvocato di Cariddi. "Spetta adesso alla Procura della Repubblica di Lecce – ha aggiunto Donno - fare luce sulla vicenda ed eventualmente individuare eventuali profili di responsabilità penale in capo ai soggetti coinvolti. Era ed è necessario fare chiarezza, e soprattutto ripristinare trasparenza, legalità e giustizia". 

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