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Giovedì, 28 Marzo 2024
Città Palermo

Striscione shock allo stadio di Palermo, la vedova del poliziotto Raciti: "Questo è il calcio..."

"Gli ultras non dimenticano, Speziale libero", recita uno striscione firmato dalla tifoseria organizzata più numerosa del Palermo. Marisa Grasso Raciti, moglie del poliziotto ucciso durante gli scontri tra tifosi nel derby Catania-Palermo, si dice dispiaciuta: "Lo Stato non abbassi lo sguardo"

"Sono dispiaciuta per questo striscione che inneggia alla liberazione di Antonino Speziale, ma non amareggiata. Mi amareggia molto di più che mio marito non sia più tornato a casa...".

A parlare con l'Adnkronos è Marisa Grasso Raciti, la vedova di Filippo Raciti, il poliziotto ucciso durante gli scontri tra tifosi nel derby Catania-Palermo, il 2 febbraio 2017. Ieri sera, dopo la partita del Palermo contro il Marina di Ragusa, gli ultras della 'Curva Nord 12' (la tifoseria organizzata più numerosa del Palermo) hanno affisso uno striscione con la scritta "Gli ultras non dimenticano, Speziale libero".

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Il riferimento è ad Antonino Speziale, il tifoso del Catania condannato per omicidio preterintenzionale per la morte dell'ispettore capo della polizia di Stato, Filippo Raciti, negli scontri del derby di Serie A fra Catania e Palermo del 2 febbraio 2007. Speziale tornerà in libertà nel 2021: a marzo il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha rigettato la richiesta di affidamento al servizio sociale e dichiarato inammissibile la detenzione domiciliare. Speziale è stato condannato ad altri sei mesi per aver assistito a un allenamento del Catania mentre era sottoposto a Daspo. Al momento degli scontri Antonino Speziale era ancora sedicenne.

Striscione "Speziale libero" a Palermo, la vedova del poliziotto Raciti: "Mi dispiace..."

"La società civile non dimentica la famiglia Raciti - aggiunge la vedova del poliziotto -. Mio marito viene ricordato in continuazione. Mi dispiace apprendere di questi striscioni. Purtroppo il mondo del calcio ancora non è sicuro". "Ci sono stati dei processi che sono durati sei anni - dice ancora Marisa Raciti -. Il percorso di giustizia è stato fatto. E' stato chiarito tutto e ognuno si assume le proprie responsabilità". Ma poi aggiunge: "La cosa, comunque, mi lascia indifferente. Dopo quello che è successo sono preparata. Può succedere in qualunque stadio italiano. C'è una parte della società civile che è violenta e va educata. Lo Stato non deve mai abbassare lo sguardo".

Nel marzo scorso, come detto, il Tribunale di sorveglianza di Palermo aveva rigettato l'affidamento al servizio sociale e dichiarato inammissibile gli arresti domiciliari. Le richieste erano state avanzate dal suo legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, che ha presentato ricorso in Cassazione. Attualmente Speziale è nel carcere di Caltanissetta. L'altro imputato, Daniele Natale Micale, condannato a 11 anni con la stessa accusa per l'omicidio di Filippo Raciti, è invece in semilibertà dal dicembre del 2017 per buona condotta. Per lui la pena residua da scontare è di circa tre anni.

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