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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Città Torino

Chiude il pub per la crisi, ora vive con 300 euro al mese

La storia di Vittorio, ex proprietario di un pub a Torino. Adesso vive con 300 euro al mese. E chiede un lavoro, per riavere la sua dignità

TORINO - Era il 2008 quando il suo pub di piazza De Amicis a Torino ha dovuto chiudere: colpa della crisi e dei cantieri della metropolitana. Ma da allora – da quasi cinque anni – la sua vita è stata caratterizzata da una costante discesa. Lui è Vittorio G., che adesso racconta la sua storia sperando di poter uscire, un giorno, dalla situazione nella quale è caduto.

“Quando il mio pub è fallito – spiega –  siamo stati costretti a viverci dentro per 18 mesi, in attesa di trovare una sistemazione”. Una prima soluzione è arrivata dalle suore Vincenziane di via Nizza, che hanno aiutato lui e la sua famiglia (la moglie e il figlio) a trovare una casa altrove. Ma anche questa sistemazione si è rivelata precaria, perché di case la famiglia di Vittorio ne ha cambiate tante, spostandosi tra Collegno e Torino e arrivando infine ad ottenere un appartamento popolare.

In tutto questo tempo, trovare un lavoro è stato l’obiettivo principale di Vittorio, che si è adattato a fare un po’ di tutto: ma mai, purtroppo, ha avuto la possibilità di avere un impiego fisso. Adesso, la sua famiglia vive con un assegno di circa 300 euro al mese, chiaramente troppo pochi per una vita dignitosa.

Ma Vittorio non si arrende: sogna di trovare un lavoro, per riavere la propria dignità: “Vorrei trovare un impiego, rendermi utile – commenta – e per questo mi sono iscritto ai cantieri di lavoro; ma, per il terzo anno consecutivo, sono stato rifiutato: sono risultato 79esimo su 27 posti disponibili”. Vittorio mostra il documento che vanifica le sue speranze: davanti a lui ci sono 78 persone, certamente bisognose di quell’occupazione.

“Io però mi domando come sia possibile rifiutare una persona con il mio trascorso, e con i gravi problemi di famiglia: mia moglie ed io siamo stati riconosciuti invalidi, e in più lei è afflitta da una malattia cronica. Vorrei tanto lavorare, più che altro per recuperare la mia dignità di capofamiglia, e per sentirmi di nuovo utile. Ma non so come fare”. (da TorinoToday)

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