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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Imprenditore suicida per una causa persa: "Era tutta la sua vita"

Un imprenditore edile catanese di 68 anni si è suicidato in casa con un colpo di pistola alla testa dopo aver perso una causa iniziata nel 1993

CATANIA - Un imprenditore edile catanese di 68 anni si è suicidato in casa con un colpo di pistola alla testa dopo aver perso una causa. Tutto inizia due decenni fa.  Aveva denunciato un dipendente comunale per concussione nel 1993. La Corte d'appello di Catania ha assolto quell'uomo, condannando l'imprenditore al pagamento delle spese processuali. L'arma usata per togliersi la vita risulta detenuta legalmente.

I caabinieri indagano per ricostruire tutta la vicenda. "Nulla faceva presagire un gesto del genere", dice l'avvocato Rosario Pennisi che gli aveva da poco comunicato la sentenza della Corte d'appello di assoluzione dell'imputato perché il fatto non sussiste.

Il caso inizia nel 1993 quando l'imprenditore aveva dei lavori edili bloccati. Per quello accusava un dipendente di un Comune vicino di essere il responsabile dello stop, lo aveva denunciato per concussione e si era costituito parte civile nel processo, che era diventato "la sua vita", scrivendo di proprio pugno numerosi memoriali. In primo grado, nel 2001, il dipendente era stato condannato e la sentenza era stata confermata in appello, nel 2006.

Nel 2010 cambia tutto: la Cassazione aveva accolto il ricorso dell'imputato e annullato con rinvio, anche perché la sentenza di secondo grado era stata scritta a penna e la Suprema Corte l'ha ritenuto in parte illeggibile e quindi incomprensibile. Lunedì l'ultima parola giudiziaria, con la Corte d'appello di Catania che ha assolto il dipendente comunale. Infine, il tragico epilogo.

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