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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La moglie e la suocera dell'affiliato al clan con il vitalizio destinato ai familiari delle vittime di camorra

Sequestrati beni per oltre 166mila euro. Le due donne sono parenti di una vittima della cosiddetta “strage di Sant’Alessandro” avvenuta nel 1984

Per anni la moglie e la suocera di un affiliato al clan camorristico Gionta di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, hanno percepito il vitalizio previsto per i familiari delle vittime della criminalità organizzata. Questa mattina il comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza dalla procura di Torre Annunziata, di beni per un valore di oltre 166mila euro nei confronti delle due donne, sottoposte a indagini per indebita percezione di erogazioni a danni dello Stato. 

La vicenda è legata alla cosiddetta “strage di Sant’Alessandro”, un tragico fatto di sangue avvenuto a Torre Annunziata il 26 agosto 1984 quando un commando di sicari della criminalità organizzata, a bordo di un autobus turistico, aprì il fuoco di fronte al Circolo dei pescatori nel Quadrilatero delle carceri, uccidendo otto persone e ferendone altre sette, mentre l’obiettivo principale dell’agguato, il boss Valentino Gionta, riuscì a fuggire. 

La moglie e la suocera dell'affiliato al clan con il vitalizio per i parenti delle vittime di camorra

Diciotto anni dopo, nel febbraio 2002, la moglie e la figlia di una delle vittime della strage avevano ottenuto dal Ministero dell'Interno un assegno "vitalizio" in qualità di familiari delle vittime della camorra. Tale beneficio economico era però incompatibile con il fatto che la figlia della vittima dell'agguato, nel 1999, si era sposata con un esponente del clan Gionta. 

La donna, secondo la Guardia di Finanza, aveva però taciuto quel matrimonio per poter continuare a beneficare del vitalizio. Nel 2009 la Prefettura aveva più volte chiesto alle due donne di aggiornare le informazioni sulla loro situazione familiare così da poter verificare la loro estraneità ad ambienti criminali, requisito previsto dalla legge per poter beneficiare del vitalizio. Le due donne non avevano però mai dato risposta e avevano simulato una separazione consensuale trai coniugi, omologata in data 18.5.2010 dal Tribunale di Torre Annunziata. Le indagini, espletate dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla procura oplontina hanno consentito di accertare il carattere fittizio della separazione tra i coniugi, essendosi acclarato che, successivamente alla separazione nel 2017, la coppia aveva avuto un'altra figlia. Inoltre secondo la Guardia di Finanza le due donne hanno continuato ad effettuare colloqui con l’uomo nel carcere di Secondigliano, dove si trova tutt’ora.

L'importo del vitalizio indebitamente percepito dalle due donne sino a oggi è pari a 166.174,84 euro. Il sequestro di oggi compiuto da parte delle Fiamme Gialle, che stanno passando al vaglio le movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne, è stato reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione con la Prefettura di Napoli.

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