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Giovedì, 28 Marzo 2024
Criminalità

Ecco dove finiscono gli abiti usati "buttati" nei cassonetti gialli

Ogni anno sono raccolte 110mila tonnellate di vestiti. Ma da uno studio di due ong, Humana People to People Italia e Occhio del Riciclone Onlus, emerge un business 'criminale' di duecento milioni: "La legge non impedisce il contrabbando"

ROMA - Attività solidale o business? Dove vanno a finire gli abiti una volta dentro i cassonetti gialli? Buona parte delle donazioni di indumenti usati che i cittadini fanno per solidarietà finiscono per alimentare un traffico illecito dal quale la criminalità organizzata trae enormi profitti. Le 110mila tonnellate di vestiti usati che vengono raccolte mediamente ogni anno, finiscono per alimentare un giro d'affari di circa 200 milioni di euro in Italia.

LE ONG - E' quanto emerge da uno studio effettuato dalle organizzazioni Humana People to People Italia e Occhio del Riciclone Onlus, che mette sotto la lente di ingrandimento tutti gli anelli della filiera, dal momento della scelta dell'operatore della raccolta da parte della pubblica amministrazione alla consegna degli indumenti da parte del cittadino, fino alle ricadute sociali generate da questo gesto volontario.

TRAFFICI ILLECITI - Come dimostrano le recenti inchieste sulla Terra dei Fuochi e su Mafia Capitale, sempre più frequentemente gli abiti raccolti finiscono per alimentare traffici illeciti, soprattutto a causa di una legislazione non particolarmente chiara e puntuale. Il criterio della trasparenza non è un requisito richiesto nei bandi di gara per l'assegnazione del servizio per la raccolta degli abiti usati: non viene richiesto un certificato antimafia, né chiarimenti sull'utilizzo che di quei vestiti verrà fatto. La logica conseguenza è che, accanto a quanti operano praticando criteri di correttezza, trovano spazio anche soggetti che alimentano la pratica del contrabbando, il riciclaggio di denaro sporco e il traffico illecito di rifiuti.

LA PROPOSTA DI LEGGE - Il presidente della Commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci, ha detto di aver presentato una proposta di legge "per fare sugli abiti la stessa operazione che è stata fatta sugli alimenti: la proposta vuole estendere quella norma, consentendo di mettere nel circuito della solidarietà quegli abiti che, perché' fuori moda o fallati, non sono più commercializzabili". Anche perché, grazie alla raccolta nel 2013 di 110.000 tonnellate di scarti tessili, in Italia è stata evitata l'emissione in atmosfera di una quantità di Co2 equivalente compresa tra le 396.000 e le 451.000 tonnellate e sono stati risparmiati 462 miliardi di litri d'acqua.

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