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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Accogliamo i migranti nei nostri paesi per combattere lo spopolamento"

Si potrebbero avere "molti più comuni che aderiscono al progetto Sprar" dice la deputata Bruno Bossio. "Se i soldi finiscono in mano dei gestori privati, per i Cas o per i Cara, diventano business. Se invece vanno nelle mani della comunità, dell’ente locale o del comune possono diventare ricchezza sociale"

E' possibile accogliere i migranti, secondo il modello dell’accoglienza diffusa Sprar, per combattere lo spopolamento delle aree interne? Sembra la soluzione più efficace, e il modello realizzato da alcuni comuni calabresi viene consigliato dalla deputata del Pd Enza Bruno Bossio a tutte le comunità a rischio spopolamento.

"Dall’integrazione puo’ nascere ricchezza sociale", dice Bruno Bossio all’agenzia di stampa DIRE. Pochi giorni fa il ministro dell’interno Marco Minniti ha presentato "un progetto integrato e strategico di accoglienza accolto trasversalmente da tutte le forze politiche". La premessa è di ordine "culturale ma anche pratico. Arrivano tantissimi migranti e non c’e’ una disponibilità del territorio e dei comuni ad accoglierli. Le commissioni non riescono a valutare se questi migranti sono richiedenti asilo o no. Il piano Minniti risponde con efficacia a queste esigenze". L'accoglienza diffusa non è "la" soluzione, ma è una soluzione che ha grandi potenzialità. 

Si potrebbero avere "molti piu’ comuni che aderiscono al progetto Sprar - dice Bruno Bossio - C’e’ un contributo di 35 euro a persona per l’accoglienza, mentre i migranti hanno diritto solo al cosiddetto pocket money, da 2,5 euro. Se questi soldi finiscono in mano dei gestori privati, per i Cas o per i Cara, diventano business. Se invece vanno nelle mani della comunità, dell’ente locale o del comune possono diventare ricchezza sociale. Non solo perche’ producono indotto lavorativo per molti. Ma soprattutto perchè contribuiscono al ripopolamento delle aree interne che vedono via via scappare i giovani e restare soltanto gli anziani”.

"Il caso più famoso è quello del comune di Riace. Ma sono importanti anche gli esempi offerti da alcuni comuni in provincia di Cosenza e non solo, come Acquaformosa, Cerzeto e Scigliano. Ad Acquaformosa, ad esempio- conclude Bruno Bossio- la presenza delle famiglie migranti ha consentito la riapertura delle scuole che il sindaco aveva dovuto chiudere".

Il sistema di accoglienza dei migranti nel nostro Paese è ripartito tra strutture di prima e di seconda accoglienza. Alla prima, coordinata dalle prefetture locali, fanno capo  gli hotspot e gli hub mentre la seconda, fondata sugli Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), è finanziato dal Ministero dell’Interno e amministrata dai Comuni e da altri enti locali che, anche grazie alla preziosa collaborazione del terzo settore, provvede all’accoglienza e alla tutela dei richiedenti asilo e dei soggetti che usufruiscono di altre forme di protezione umanitaria per agevolare il loro inserimento socioeconomico.

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