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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Agromafie, un giro d’affari di 21,8 miliardi: "Così la criminalità controlla l’industria del cibo"

Cinquemila ristoranti in mano alla mafia, boom di reati nelle campagne: cosa dice il rapporto elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare

I FURTI - Nel 2016 si è registrata un'impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo nostrano dove quasi quotidianamente ci sono furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall'olio al vino) e animali con un ritorno prepotente dell'abigeato. Non si tratta più soltanto di "ladri di polli", quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un'azienda, specie se di dimensioni medie o piccole, con furti di interi carichi di olio o frutta, depositi di vino o altri prodotti come file di alveari, intere mandrie o trattori caricati su rimorchi di grandi dimensioni.

LA VOCAZIONE MAFIOSA PER IL MARKETING: I RISTORANTI - A questi reati contro l'agricoltura, secondo il Rapporto, si affiancano racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione nelle campagne mentre nelle città, silenziosamente, i tradizionali fruttivendoli e i nostri fiorai sono quasi completamente scomparsi, sostituiti i primi da egiziani e i secondi da indiani e pakistani che controllano ormai gran parte delle rivendite attive sul territorio. Si direbbe un vero miracolo all'italiana, affiancato pero' dal dubbio che tanta efficacia organizzativa possa anche essere, spesso, il prodotto di una recente vocazione mafiosa per il marketing. I poteri criminali si "annidano" nel percorso che frutta e verdura devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani, e che vede uno snodo essenziale in alcuni grandi mercati di scambio per arrivare alla grande distribuzione. Tra tutti i settori "agromafiosi" - continua la Coldiretti - quello della ristorazione è forse il comparto più tradizionale e immediatamente percepito come tipico del fenomeno. In alcuni casi sono le stesse mafie a possedere addirittura franchising e dunque catene di ristoranti in varie citta' d'Italia e anche all'estero, forti dei capitali assicurati dai traffici illeciti collaterali. Il business dei profitti criminali reinvestiti nella ristorazione coinvolgerebbe oltre cinquemila locali, con una presenza più capillare a Roma, Milano e nelle grandi città. "Le agromafie- afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell'opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l'informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto".

Manifestazione Coldiretti per il "Made in Italy"

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