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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Alberto, lo sfogo amaro e coraggioso dopo il pestaggio: "Questo sorriso è una rivincita"

Ferretto, 29enne fotografo vicentino, ad Halloween è stato selvaggiamente aggredito senza motivo da un gruppo di giovanissimi. Un lungo ricovero, e i segni ancora visibili. Ha pubblicato una foto e un appello: "Dobbiamo cambiare questa società"

Alberto Ferretto, regista e fotografo di Marano Vicentino, 29 anni, oggi sorride. Sorride e lancia un appello: "Dobbiamo cambiare questa società". Lo scorso 1 novembre, nella notte di Halloween, dopo una serata con fidanzata ed amici, all’uscita di un locale vicino a casa, è stato selvaggiamente aggredito e picchiato da un gruppo di persone finendo in ospedale con una prognosi di 40 giorni: trauma cranico, danneggiamento di 6 denti, di cui 4 completamente persi, labbro aperto, zigomi fratturati e contusioni a schiena, gambe ed altre parti del corpo.

"Dopo 40 giorni, vado a riprendere quello che mi è stato tolto, i denti - scrive in un post pubblico su Facebook che sta avendo ampia visibilità - Gli zigomi sono ancora gonfi ma il medico mi ha assicurato che si sistemeranno da soli. Oggi è anche il giorno in cui penso che ci sono cose che ti puoi riprendere e altre che ti sono state tolte, per sempre. La dignità è una di quelle cose che non recuperi andando dal medico, non lo so quanto tempo ci vorrà per colmare tutto questo".

"Sono vivo per 2 centimetri"

E' vivo per questioni di centimetri. Pochi centimetri, due per la precisione. "Prima di continuare, vorrei che capiste la situazione, provando ad indicarvi, con il pollice e con l’indice, quanti sono per voi 2 cm. Si perché il calcio che mi è arrivato in bocca, quando ero a terra, mi ha preso la parte superiore e questi centimetri sono la distanza che mi ha salvato dal peggio. È la distanza che divide la gengiva dal naso e, con altissime probabilità, come sottolineato dai medici, non sarei qui a scrivere queste parole".

Parla, racconta e ragiona a mente fredda, non ha voluto farlo nei giorni immediatamenti seguenti al pesteggio shock: "Decisi di non pubblicare niente ne sui social ne sui giornali, anche se fui chiamato da più persone. Successivamente ho ragionato sulle parole delle centinaia di persone che mi hanno scritto in questo mese e che ringrazio ancora tanto. Mi sono immedesimato in frasi come: “se fosse successo a mio figlio”, “ho paura per mia moglie” e molto altro.. Quindi, dopo 5 giorni di ricovero in ospedale, chiamai un mio caro amico, un bravissimo ritrattista, con cui ho voluto fermare questo momento, per sempre. Facevo fatica a ridere, tra gonfiore, gengiva, zigomi e devo essere sincero, non ho sorriso molto in queste settimane, a parte quando mi hanno detto che l’edema che avevo in testa si era assorbito bene e non essendoci complicazioni, sarei potuto andarmene dal reparto di neurologia".

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Il suo messaggio: "Cambiamo le cose"

E' un messaggio per tutti il suo, forte, immediato e profondo: "Non l’ho fatta per pubblicarla, adesso invece vorrei che questa foto venisse condivisa, perché è un sorriso di rivincita, un sorriso di rivoluzione ad una società che sta andando a rotoli e, anche se per uno sguardo mal interpretato dovrò subire interventi per tutta la vita, non mi piace l’idea di dovermi piegare a persone che non hanno il senso della civiltà. Mi sento a disagio ma è giusto condividere, è giusto farlo".

"Non voglio sfoghi razzisti - aggiunge - anche se come molti di voi sanno, alcune delle persone che hanno compiuto questo gesto non sono italiane. Non cerco questo e non voglio assolutamente alimentare l’odio verso altre popolazioni. Sono qui per trasmettere gioia, grinta e voglia di vivere perché mi sto interrogando sulla direzione di questa società e visto che la società siamo noi, dobbiamo avere tutto l’interesse per cambiare le cose. Io posso farlo, altri ragazzi coinvolti in episodi simili ai miei, non più. Io porterò i segni per una vita intera, ma posso divulgare questa foto con il sorriso, certo, perché io posso e devo sorridere a questa vita". 

Sorridere, sempre: e provare e cambiare le cose. Rivoluzionariamente semplice.

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